L’impennata dei prezzi del gas minaccia famiglie e imprese. Il governo vuole correre ai ripari. E’ in corso una grande speculazione sui prezzi del gas, come ha affermato il ministro Roberto Cingolani? E quali ne sono le ragioni? Per rispondere a queste domande la prima cosa da fare è spiegare come avviene il meccanismo di formazione dei prezzi del gas.
La premessa, da tenere ben presente, è che l’uscita dalla pandemia e la forte ripresa economica nel 2021 hanno creato un collo di bottiglia sul mercato internazionale ben prima dell’invasione russa in Ucraina. Il collo di bottiglia si è aggravato per le preoccupazioni generate dalla guerra in Ucraina, Paese lungo il quale transita il gasdotto che porta il gas naturale di Gazprom dalla Russia verso l’Europa. Terzo, ma non ultimo, fattore: il gas è una materia prima (commodity) scambiabile sui mercati finanziari attraverso strumenti come futures e derivati. Il che genera un prezzo finanziario disancorato dallo scambio materiale di energia. Il gas si quota come le azioni di una società che salgono e scendono secondo logiche diverse da quelle industriali. E può raggiungere, come si è visto, picchi molto rilevanti.
Speculazione sui prezzi del gas: le accuse del ministro Cingolani
“Una anno fa in questo periodo – ha riferito nell’informativa al Senato il ministro Roberto Cingolani – il gas costava 30 centesimi a metro cubo e riempire uno stoccaggio di 10 miliardi di metri cubi di gas costava 3 miliardi. Il prezzo a metro cubo a marzo 2022 – ha proseguito – è invece pari a 1,5 euro a metro cubo. Il costo potenziale dello stoccaggio è dunque salito a 15 miliardi. Siccome la quantità di gas non è diminuita e i flussi sono sostanzialmente analoghi, osservo che non è giusto si passi da 3 a 15 miliardi. La mia è un’affermazione dura, giuridicamente forse poco corretta, ma credo possiate comprendere lo spirito dell’affermazione”.
Il conto a spanne presentato dal ministro mercoledì mattina è molto chiaro e rafforza le accuse di speculazione sui prezzi lanciate da lui stesso pochi giorni fa. Tuttavia, proprio Cingolani ha chiarito:
“Non è che ci sia qualcuno che sta facendo una cosa sbagliata in Italia; è chiaro che questo è un problema di quotazioni di mercato sugli hub di scambio che non lavorano sulla materia prodotta ma, appunto, sullo scambio di certificati, futures e derivati. E’ un problema che sta mettendo in ginocchio operatori e cittadini e che riguarda tutta l’Europa”.
Speculazione sui prezzi del gas: cosa è il Ttf e come funziona
Non sono dunque i gruppi come Enel, Eni, Hera, A2A o Acea sotto accusa ma il meccanismo di determinazione del prezzo che solo in parte dipende dal gioco della domanda-offerta reale. In buona parte infatti il prezzo è frutto del negoziato finanziario su mercati come il Ttf – Title Transfr facility. Si tratta del mercato di scambio in Olanda dove ha sede il più importante hub del gas europeo. I contratti avvengono in euro per Megawattora, una misura che viene poi convertita in euro per metro cubo. Il prezzo risulta oggi intorno a 117 euro/Mwh. Negli Stati Uniti lo hub di riferimento è Henry Hub in Erath, Louisiana.
I contratti del gas possono essere giornalieri – i più speculativi – o di lungo periodo. Ad influenzare le contrattazioni – in un periodo come questo – non sono le quantità di materia prima ma il timore che la guerra in Ucraina possa portare ad una interruzione delle forniture dalla Russia all’Europa. I prezzi hanno cominciato a salire da settembre 2021 con l’avvicinarsi della stagione invernale caratterizzata tradizionalmente da rincari per effetto dell’aumento della domanda. Il crescendo dei prezzi ha subito un’impennata da gennaio 2022 in poi.
Speculazione sui prezzi del gas: cosa può succedere ora
Nessuno ha la palla di vetro ed è in grado di predire il futuro. Un meccanismo di controllo a livello europeo potrebbe servire a calmierare i prezzi ma è difficile agire quando su un mercato sono centinaia gli operatori che si scambiano i titoli. Il tutto è ancor più difficile in questo periodo ed è influenzato da fattori psicologici come la paura di peggioramenti negli interscambi.
Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Enel e d Eni e attuale vice presidente di Rotschild oltre che presidente del Milan, ha azzardato una previsione nei giorni scorsi in un’intervista alla Stampa. “I prezzi – ha detto – scenderanno precipitosamente da soli, le forniture ci sono e la primavera è in arrivo. Il tetto non serve». A suo avviso, Mosca non chiuderà le forniture: «Per la Russia sono entrate oggi più che mai irrinunciabili. Poi certo possiamo discutere dell’opportunità politica di finanziare la guerra, ma questo è un altro tema. Sul piano dei rapporti commerciali, a breve l’Europa non ha alternative a meno di rinunce molto pesanti». Secondo Scaroni per emanciparsi da Mosca ci vogliono almeno tre anni: «In 12-18 mesi si possono al massimo dimezzare le importazioni”.
Non è detto che le previsioni di Paolo Scaroni si rivelino perfettamente centrate vista la guerra in corso. Ma non è detto nemmeno il contrario. E non bisogna dimenticare che il prezzo del gas influenza solo la metà della bolletta che paghiamo. Il resto sono Iva e accise. Ma per agire su quelle, serve il consenso della Ue.