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Spagna, tre spine per Rajoy: deficit, Andalusia e Catalogna

La Spagna sta annegando e la richiesta del salvagente europeo potrebbe non essere più rinviabile. Nei primi otto mesi del 2012 il deficit è cresciuto del 23% su base annua: ad agosto ha raggiunto quota 50,132 miliardi di euro, pari al 4,77% del Pil (a luglio era al 4,62%). Il nuovo dato deriva da una riduzione delle entrate pari all’1,7% (60,106 miliardi di euro) e da un ulteriore incremento delle spese, aumentate dell’85% (110,238 miliardi di euro).

Si allontana così l’obiettivo del Governo di riportare il deficit al 4,5% entro fine anno. La segretaria di Stato per il Bilancio, Marta Fernandez Curras, ritiene però che nell’ultimo trimestre la correzione sia ancora possibile. Nell’insieme delle amministrazioni pubbliche, incluse le Regioni, l’obiettivo di stabilità è di un deficit pari al 6,3% del Pil nel 2012.

Ma è proprio a livello locale che la situazione spagnola sta precipitando. L’Andalusia potrebbe chiedere al Governo di Madrid un credito d’emergenza da 4,9 miliardi di euro, come ha riferito una portavoce dell’esecutivo regionale.

Dopo Catalogna, Valencia e Murcia, la regione meridionale sarebbe la quarta ad avanzare richiesta ufficiale d’aiuti, ricorrendo al Fondo Regionale di Liquidità, che sarà attivato questa settimana. Il meccanismo è stato allestito dall’Esecutivo centrale e ha una capacità di 18 miliardi per attenuare i problemi di finanziamento delle 17 comunità autonome spagnole.

Intanto, oltre alle difficoltà finanziarie, il governo conservatore di Mariano Rajoy deve fronteggiare anche tensioni politiche sempre più pericolose sul fronte interno. Il presidente della Catalogna, Artur Mas, ha convocato le elezioni anticipate per il 25 novembre prossimo “per esercitare il diritto all’autodeterminazione”.

Stando a quanto riporta il quotidiano El Pais, durante il suo intervento nel Parlamento regionale, Mas ha detto di essere arrivato a questa conclusione per due ragioni fondamentali: “L’esplosione indipendentista della festa della Diada (11 settembre) e il rifiuto di Mariano Rajoy di negoziare il patto fiscale”.

Gli ultimi sondaggi rivelano che un eventuale referendum sulla secessione della Catalogna – che ha un debito di 44 miliardi, il 22% del Pil – sarebbe approvato a larghissima maggioranza dai cittadini della regione. I “lealisti” non andrebbero oltre il 15/20%.

Non va meglio a Madrid, dove ieri sera 64 persone sono rimaste ferite nel corso di scontri fra il movimento degli Indignados e la polizia, vicino al Congresso dei deputati. Migliaia di persone si erano radunate da ieri pomeriggio davanti al Parlamento per protestare contro le misure di austerità adottate dal governo. Chiedevano il “salvataggio” della democrazia “sequestrata” dai politici. E una nuova Costituzione.

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