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Spagna, Sánchez non si dimette dopo l’inchiesta sulla moglie: “Resto al governo con ancora più forza”

Imagoeconomica

Pedro Sánchez non si dimette. L’attuale primo ministro resterà alla guida del governo spagnolo nonostante la “campagna di discredito” subita negli ultimi mesi da lui e dalla moglie Begoña Gómez, culminata nella denuncia presentata nei confronti di Gómez dallo “pseudo sindacato” (questa la definizione utilizzata da molti giornali spagnoli) di estrema destra Manos Limpias. 

Spagna: cosa è successo e perché Sánchez ha pensato di dimettersi

Tutto è partito da una denuncia presentata da Manos Limpias, un’organizzazione che si definisce un sindacato, ma che in realtà conta su pochissimi iscritti e che nel corso degli ultimi trent’anni non ha fatto altro che presentare denunce contro politici, la maggior parte dei quali progressisti e socialisti come l’ex primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero. Manos Limpias viene descritta come un’organizzazione di estrema destra, vicina a varie formazioni estremiste, fondata nel ‘95 da Miguel Bernard, un militante di estrema destra nonché sostenitore di Francisco Franco.

In seguito alla denuncia il tribunale di Madrid ha aperto un’indagine contro Begoña Gómez, moglie di Pedro Sánchez per traffico di influenze. L’indagine riguarda i rapporti tra Gómez e alcune aziende private che hanno ricevuto fondi e appalti pubblici dal governo guidato dal marito. Secondo le accuse, Gómez avrebbe sfruttato la propria relazione con Sánchez per favorire un’azienda privata nell’ottenimento di un grosso finanziamento pubblico. Si tratta di accuse basate solo ed esclusivamente su otto articoli, tutti pubblicati su giornali di stampo conservatore, uno dei quali già dichiarato falso. Non a caso, la Procura Generale ha già chiesto l’archiviazione.

La reazione di Sánchez

Mercoledì, attraverso una “lettera alla cittadinanza” pubblicata sui diversi social network, Pedro Sánchez aveva annunciato l’intenzione di prendersi qualche giorno di tempo per “valutare le dimissioni”. Secondo il primo ministro, infatti, lui e la moglie sarebbero da anni oggetto di una “campagna di discredito”, sostenuta non solo da organizzazioni di estrema destra come Manos Limpias, ma anche dai partiti di destra e centrodestra, come il Partito Popolare e Vox. “Mi urge rispondere alla domanda se vale la pena, nonostante il pantano nel quale la destra e l’estrema destra pretendono di trasformare la politica. Se devo proseguire alla guida del governo o rinunciare a questo grande onore”, aveva scritto il premier nella missiva. “Non arrossisco a dirlo, sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie, che vive con impotenza il fango che gettano quotidianamente su di lei“, aveva aggiunto. 

Nei giorni successivi, il capo dell’esecutivo iberico ha ricevuto molti messaggi di “vicinanza e sostegno” da parte di politici socialisti. Sabato a Madrid migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione di sostegno al primo ministro.

Dopo cinque giorni di riflessione, dunque, in cui nessuno – nemmeno il suo entourage – sapeva cosa avrebbe deciso, nella mattina di lunedì Sánchez si è presentato alla Moncloa, annunciando l’intenzione di restare alla guida del governo, il terzo da lui presieduto negli ultimi cinque anni. 

Nel suo discorso, il premier spagnolo si è scagliato contro “i bulli che si adoperano nell’arte della diffamazione”, di una “persecuzione che va avanti da molti anni”.  “Mia moglie e io – ha detto – sappiamo che questa campagna di discredito non si fermerà, sono 10 anni che la subiamo. È Grave”. “Per troppo tempo abbiamo lasciato che il fango colonizzasse impunemente la vita politica e la vita pubblica, contaminandoci con pratiche tossiche inimmaginabili solo pochi anni fa”, ha continuato Sánchez annunciando la volontà di restare alla guida del governo. “Ho deciso di continuare con ancora più forza come capo della presidenza del governo spagnolo”, ha concluso.

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