La Spagna era il Paese che attraeva più immigranti al mondo dopo gli Stati Uniti. Oggi la gente che fugge, spaventata da un futuro incerto e da una crisi di cui non si prevedono gli esiti, supera di numero chi entra nel Paese iberico.
L’istituto nazionale di statistica ha rilevato che la Spagna sta perdendo popolazione mese dopo mese. Nel 2011 si calcola una differenza di 27.771 abitanti tra gennaio e giugno che, per quanto piccola, segna un’inversione nella tendenza storica: il declinio demografico è un’altra frattura della crisi economica.
L’immigrazione, che aveva causato il boom demografico e l’aumento del 20% delle nascite, è diventata emigrazione. Il 90% delle persone che escono dal Paese sono stranieri, sintomo di un’economia che non offre più benessere e prospettive come fino a qualche anno fa. Generalmente sono gruppi famigliari ad andarsene. Molti sono latinoamericani che vedono nei loro Paesi d’origine una situazione che offre prospettive migliori o almeno non peggiori. Sono aumentati anche gli spagnoli in fuga, registrando una crescita del 23% rispetto al primo semestre del 2010, ma sono soprattutto giovani con un alto livello di istruzione.
Dal reportage effettuato dal quotidiano spagnolo El Paìs emergono opinioni contrastanti. Secondo Antonio Izquierdo, professore di Sociologia, “la perdita di popolazione presuppone il collasso del Paese” mentre per Andreu Domingo, vicedirettore del Centro Studi dell’Università di Barcellona, “non è un problema. Molti Paesi si dovranno abituare a questo fenomeno a causa della diminuzione della natalità”.
La crisi potrebbe avere effetti negativi anche sul già debole tasso di fertilità, che oggi si aggira sui 1,38 figli a donna. In momenti di crisi le donne ritardano il momento di avere bambini. “Se la crisi dura molto, potremmo perdere una generazione di natalità”, ha detto Izquierdo. Non c’è che da augurarsi che la crisi finisca presto.
Fonte: El Paìs