I mercati vedono allontanarsi di ora in ora la possibilità di trovare una soluzione alla crisi politica apertasi in Spagna in seguito alle elezioni del 20 dicembre dalle quali nessun partito è uscito con la maggioranza in tasca.
Dopo i tentativi falliti di Mariano Rajoy, la palla è ora nelle mani del giovane leader socialista Pedro Sanchez. Il Psoe avrà tempo fino al 2 marzo per riuscire nel disperato tentativo di formare un Governo e ottenere quindi la fiducia, poi la strada diventerà ancora più impervia.
Ieri è arrivato l’accordo ufficiale del Psoe con i centristi di Ciudadanos che se da un lato viene accolto positivamente poiché rappresenta un primo passo dopo mesi e mesi di stallo politico, dall’altro fa emergere ulteriori dubbi sulle reali possibilità di trovare una soluzione.
I numeri continuano a non esserci. Anzi, sotto questo punto di vista la situazione si complica ancora di più dato che l’intesa con Ciudadanos è di fatto alternativa a Podemos, con cui la trattativa proseguiva incessantemente da più di un mese. Il partito di Albert Rivera vanta attualmente 40 seggi, quello di Pablo Iglesias 65. In ogni caso, la somma dei loro seggi con quelli del Psoe (90) non avrebbe comunque consentito a Sanchez di ottenere la maggioranza.
A questo punto dunque, per ottenere la maggioranza semplice alla Moncloa sarebbe necessaria quantomeno l’astensione di Podemos, che ha però annunciato la rottura delle trattative con i socialisti sulla possibile investitura la settimana prossima di Sanchez. “L’accordo fra Sanchez e Rivera non è compatibile con noi”, ha detto il numero due di Podemos Inigo Errejon, secondo il quale Sanchez cosi “ha frustrato una opportunità storica per milioni di spagnoli”.
Ricordiamo inoltre che per il voto del 2 marzo sarà necessaria la maggioranza assoluta, oggi diventata praticamente un miraggio. Più probabile che il leader socialista punti sulla seconda votazione a maggioranza semplice (5 marzo). In ogni modo, il primo voto metterà finalmente in moto l’orologio istituzionale. Se entro il 3 maggio nessun esecutivo otterrà la fiducia si procederà allo scioglimento delle Cortes e a nuove elezioni politiche, possibili a partire dal 26 giugno.
Con il passare dei mesi, i mercati cominciano a diventare sempre più inquieti circa la crisi politica spagnola. La preoccupazione principale è che Madrid vanifichi gli anni di sacrifici compiuti fino ad oggi, mettendo a repentaglio la tenuta economica e la credibilità del Paese.
Il No definitivo di Podemos ha scatenato le vendite sulla Borsa di Madrid che ha chiuso la seduta con un rosso pari al 3,07%, il peggior risultato tra i listini europei.