L’agenzia di rating Standard and Poor’s ha portato la valutazione dei titoli brasiliani a lungo termine a BBB-, alla pari con il Perù. Il miglioramento nella classificazione riflette le proiezioni positive sulla crescita del Pil e la diminuzione della vulnerabilità del Paese a shock esterni negativi. Secondo Sebastian Briozzo, analista di S&P, “la struttura economica diversificata del Brasile, l’aumento della classe media e la potenziale crescita delle esportazioni daranno supporto all’aumento del Pil e alla liquidità estera nei prossimi 3 e 5 anni.” Le recenti riforme per limitare le pressioni inflazionistiche mostrano il compromesso del governo di Dilma Rousself a contenere i rischi macroeconomici. Ma il Brasile non è l’unico Paese che cresce nel continente sudamericano. Gli esperti privati consultati dalla Banca centrale uruguayana (Bcu) hanno affermato che l’economia crescerà quest’anno del 5,58%. Gli analisti hanno alzato le loro stime dello 0,25% rispetto alle previsioni che avevano fatto in aprile. A spingere sono anche l’aumento dell’occupazione dell’1,6% e la diminuzione del deficit che si stabilirà intorno all’1%. Pure in Venezuela gli analisti si dichiarano fiduciosi. Dopo la dichiarazione della Banca centrale circa i risultati più che positivi del primo trimestre, i mercati internazionali hanno deciso di diminuire il rischio Paese. “L’Embi rimarrà stabile e il Venezuela sarà in grado di ripagare i mercati”, ha dichiarato un analista locale, affermazioni che hanno subito avuto un effetto positivo sulla percezione delle obbligazioni sovrane della Repubblica e del Pdvsa (la società petrolifera statale). Nonostante alcuni analisti abbiano ancora dubbi sulla veridicità dei dati, sembra che gli investitori abbiano preso per buono il dato della crescita del 4,5% del Pil nel primo trimestre del 2011. Un aumento che permette di recuperare ciò che si è perduto negli ultimi due anni di recessione.