Standard&Poor’s conferma il suo rating sull’Italia (BBB), ma ribadisce anche l’outlook negativo. Il merito della mancata bocciatura da parte dell’agenzia di rating statunitense è delle famiglie, che stanno limitando al massimo l’indebitamento. Lo Stato non è altrettanto virtuoso visto che il debito pubblico – sottolinea S&P – è in aumento.
L’Italia resta dunque un Paese in “libertà vigilata” visto che ha già conosciuto la recessione – contesta ancora l’agenzia di rating – per effetto della “inversione di tendenza sul fronte delle riforme e di una volatilità della domanda esterna”. Secondo Standard&Poor’s, il Paese paga “un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne del governo e delle banche”, mentre “i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita” del nostro Paese. S&P prevede poi che l’economia italiana sarà in fase di stallo quest’anno e ritiene che le politiche del governo rischino di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro.
“A nostro avviso – si legge nella nota du S&P sull’Italia -, l’attuale piano economico e di bilancio del governo ha avuto un ruolo nell’ingresso dell’economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018”. A pesare anche “l’incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici” che ha provocato l’aumento dei “costi di indebitamento durante l’estate 2018”. Sebbene l’obiettivo, scrive S&P, “fosse quello di fornire un “maggiore slancio, le mosse di bilancio del governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane”.
Il debito italiano resta così a livello BBB, ovvero medio-basso, a soli due gradini dal diventare debito “spazzatura”, o per dirla più tecnicamente “non-investment grade”.