All’agenzia di rating del credito, Standard & Poor’s, la manovra da 47 miliardi presentata dal governo italiano proprio non è piaciuta. E nemmeno ai mercati dei titoli, se è vero che il giudizio di S&P sul rischio di tenuta del debito italiano si è prontamente riflesso nella quotazione dei Btp, i principali titoli emessi dal Tesoro italiano. Il differenziale (spread) tra il rendimento di queste cedole e il loro equivalente tedesco, i Bund, rappresenta il rischio relativo di un default dell’Italia rispetto a un fallimento della Germania. Nei giorni scorsi, lo spread si era portato oltre 200 punti base, il dato più alto degli ultimi 15 anni. Ciò significa che un titolo italiano deve remunerare un interesse il 2% in più rispetto a un’obbligazione a 10 anni emessa da Berlino.
In mattinata lo spread del Btp è salito di 3 punti base da 183 a 186. Un dato significativo e in controtendenza: nello stesso arco di tempo Irlanda, Portogallo e Spagna hanno registrato un miglioramento della fiducia nei loro confronti e una riduzione del proprio spread contro il Bund di circa 4 punti.