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Sotheby’s: all’asta a Londra 54 capolavori di arte contemporanea, spicca Bacon

Sono cinquantaquattro le opere andate all’asta a Londra il 12 febbraio da Sotheby’s nella Contemporary Art Evening Auction, conclusa con 83,6 milioni di euro di totale aggiudicazioni.

Ad attirare l’attenzione è stato soprattutto Francis Bacon, con il trittico THREE STUDIES FOR A SELF-PORTRAIT, un’opera che sarà inclusa nel prossimo Catalogo delle opere di Francis Bacon, in fase di preparazione da The Estate of Francis Bacon e curato da Martin Harrison.

Tre studi per un autoritratto, tema che ha svolto un ruolo di grande importanza nel lavoro dell’artista. Più che ogni altro artista dopo Rembrandt, Bacon riavvolge con l’autoritratto un certo filo autobiografico attraverso le vicissitudini di una vita drammatiche in opus ossessionante di autoritratto. Questa opera è stata eseguita dall’artista all’età di 71 anni e è legato ad altre opere, circa dieci, composte dopo la morte del suo grande amico George Dyer, che lasciò nell’artista un trauma profondo.

Fu dipinto nel 1980, nove anni dopo il suicidio di Dyer, e questi tre ritratti incarnano una forma intima del suo dolore ma anche un’indagine commemorativa. La sequenza delle opere trasudano malinconia accentuata da una certa violenta aggressione fisica inimitabile nella pittura di Bacon.

I Tre studi per un autoritratto conservano in modo significativo una delle rappresentazioni più finali della somiglianza di Bacon in questo formato austero, intimo e cruciale.

Questa sequenza di teste-ritratto sono traslucide di aria, come apparizioni di uno spirito effimero che si dissolve nell’etere nero del vuoto, trasformandosi in icone votive di un artista che è lui stesso un’icona della sua epoca.

Simile a un immagine distorta allo specchio (vedi il colletto bianco) rappresenta la psiche dell’artista, i tre ritratti nonostante le piccole dimensioni esprimono immediatezza e una potenza insuperabile.

Come Feaver William ha spiegato: “studi o esercizi …questi piccoli dipinti sono al centro dell’arte di Bacon. La sequenza li rende speculari l’uno-a-uno, e quando sono accoppiati, o raggruppati a tre a tre, le differenze li animano. Non ci sono camere e nessuna impostazione paesaggio di circostanza sono necessari. Senza contesto o la postura, le teste non hanno nulla da fare se non guardarsi, a volte l’un l’altroa, e aspettare”(William Feaver, ‘Ecco fatto’, Catalogo della fiera, Londra, Marlborough Fine Art Ltd., Francis Bacon 1909-1992 Studi piccolo ritratto , 1993, p. 6).

Queste opere trasudano il nervosismo dell’ esistenza, della resistenza, della sofferenza e manierismi involontari, mentre la somiglianza dell’artista emerge da sotto la superficie della vernice.
Accusato di incomparabile bellezza malinconica e inquadrato in abissali motivi neri, questi ritratti combinano magistralmente la luce con la consumata profondità psicologica.

“Mi piacerebbe che i miei quadri lasciassero quel segno come se un essere umano fosse passato tra di loro, come una lumaca, lasciando una scia di presenza umana e una traccia di memoria degli eventi passati, come la lumaca lascia la sua bava “(l’artista, citato in:. David Sylvester, guardando indietro a Francis Bacon, London 2000, p 33).

Fantasmi come fisionomie drammatiche emergono da un fondo nero abissale; forme amorfe che lasciano allo spettatore una sorta di testimone a qualche apparizione persistente. Nella piena consapevolezza degli anni del declino Bacon qui dipinge se stesso nella fioca luce della caducità inesorabile. Quattro anni dopo la creazione di questo lavoro Bacon scrive a David Sylvester: “La vita è tutto ciò che abbiamo. Voglio dire siamo qui per un momento “(l’artista, citato in:.. Ibid., p 231).

Con particolare riferimento al presente lavoro, Michael  Peppiatt : “… non è mai stato più brillante, più incisivo e più feroce quando si tratta di raffigurante se stesso. In questo ha contribuito a far rivivere un genere, e Bacon Auto- ritratto può ora essere visto come tra i ritratti più pittoricamente inventivo del Novecento “(Michael Peppiatt in: Catalogo della fiera, Roma, Galleria Borghese, Caravaggio Bacon, 2009 – 10, p. 210).

 Iniziato nel 1961, il primo trittico in questo formato è stato dipinto direttamente in risposta alla morte di Lacy Pater, oggetto della prima storia d’amore importante di Bacon. Un ex pilota della RAF con una natura auto-distruttiva particolarmente  incline a scatti furiosi, Lacy incarna una forza magnetica che in Bacon assume più una espressione violenta di tutti gli aspetti della sua vita.

Alla metà degli anni ’50 era già finita questa tempestosa relazione con Lacy  e si trasferisce a Tangeri, ma il dolore diventa in pittura, emanazione come atto commemorativo di rianimazione e di espiazione.

Come notato da Peppiatt: “Per Bacone, Lacy stesso era diventato parte del mito dell’artista di colpa e di punizione. Egli poteva riprendere la vita prevedendo la morte che si sarebbe dissolta nel suo aspetto “(Michael Peppiatt, Francis Bacon:. L’Anatomia di un Enigma, Londra 2008, p 236).

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Dieci anni dopo la scomparsa di Lacy e alla vigilia dell’apertura retrospettiva di Bacon al Grand Palais di Parigi 1971, George Dyer – compagno, amante e riferimento artistico di Bacon dal 1964 – viene trovato morto. Una forza irresistibile nella vita, nella morte di Dyer assenza-presenza assume in Bacon  il peso della perdita diventando un dolore profondo che risuona in tutta l’opera di Bacon dopo il 1971.

Quando è stato chiesto da Sylvester nel 1979 perché ci sono così tanti autoritratti, Bacon ha spiegato: “Le persone stanno morendo come mosche intorno a me e non ho avuto nessun altro da dipingere se non me stesso … ma io detesto la mia faccia e ho fatto così degli auto -ritratti “(l’artista, citato in:… David Sylvester, Op. cit, p 129).

E’ Caravaggio ha sublimare il pensiero di Bacon, si pensi all’ autoritratto come Bacco (1593) e Davide con la testa di Golia (1610) sia come una precisa lettura autobiografica, che si tratti di una espressione di malattia, di povertà e di disagio esistenziale dell’artista come Bacco, o come persecutore e perseguitato come in Davide e Golia, gli studiosi hanno identificato la fisionomia dell’artista nascosta e presente in tutta la sua opera.  Bacon come Caravaggio, nei tre studi per un Autoritratto fonde il giovane con il vecchio, la vita con la morte,  più o meno allo stesso modo di Caravaggio dove la fusione audace e drammatica di quest’ultimo con Bacon ha rivelato una parità di tensione violenta  della corporeità sanguinosa tra due artisti separati da più di 300 anni.

L’ombra e la luce in un immenso buio penetrante, sia per  Caravaggio che per  Bacon significa esprimere la teatralità e visione della tragedia delle fasi umane e una violenza come temporalmente dislocata. Anche se non ha mai apertamente citato Caravaggio come un’influenza, privilegiando invece il suo predecessore caravaggesco Velazquez, Bacon ne crea un nuovo confronto.

Antenato  pionieristico di Caravaggio e del genere messo a punto da maestri da Rembrandt a Picasso, Bacon è stato guidato da una costrizione incessante dando vita ad un patrimonio artistico per l’esperienza del suo tempo. In genere, autoritratto rivela presumibilmente il lato privato di una professione pubblica, da nessuna parte si può capire con tale franchezza che nell’opera di Bacon vi è l’ influenza di Rembrandt. Rembrandt era la pietra di paragone e dell’inventiva di Bacon, in particola re modo  in queste tele di piccole dimensioni. Egli credeva di Rembrandt autoritratti di essere “formalmente i dipinti più straordinari. Ha modificato la pittura in un modo con il metodo con il quale si è occupato con se stesso e forse si sentiva più libero di affrontare se stesso in questo modo del tutto

I Tre studi per un autoritratto sono veramente un capolavoro tra tutti i trittici in scala di Bacon…chiave di lettura insita nella citazione enfatica di Bacon a Jean Cocteau: “ogni giorno allo specchio guardo la morte al lavoro”.

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