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Sostenibilità energetica e rivoluzione economica: non sarà una passeggiata

La riduzione dell emissioni di CO2 allo scopo di controllare il riscaldamento è la nuova sfida delle politiche mondiali ed europee ma per vincerla servono enormi investimenti e grandi trasformazioni dai contorni ancora incerti – Le slides del presidente di Sorgenia, Chicco Testa

Sostenibilità energetica e rivoluzione economica: non sarà una passeggiata

La riduzione delle emissioni di CO2 allo scopo di controllare il riscaldamento globale è la nuova sfida delle politiche mondiali ed in particolare di quelle europee. Per fare questa trasformazione occorrerà investire migliaia di miliardi di euro e per ora non si sa bene chi dovrebbe farlo e quali sono i ritorni attesi per le aziende che  impegneranno masse ingenti di capitale per trasformare le proprie fabbriche ed i propri prodotti con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti. L’Unione Europea ha lanciato un piano di 1000 miliardi in cinque anni, ma per il momento non è chiaro a quanto ammonteranno i fondi pubblici e quale sia il moltiplicatore  realisticamente atteso in investimenti privati.    

Per il primo anno sono a disposizione 10 miliardi la cui suddivisione tra Paesi sta già suscitando numerose polemiche. Infatti alcuni paesi che sono più indietro nel controllo delle emissioni, come la Polonia e la stessa Germania, dovrebbero avere fondi pubblici molto più elevati dei paesi virtuosi che negli anni scorsi hanno investito molto nella decarbonizzazione facendo pagare ai propri cittadini un conto salato per l’installazione di impianti di energie rinnovabili che avevano costi di produzione più elevati di quelli tradizionali che usano le fonti fossili per produrre energia. Così la Polonia dovrebbe avere circa 2 miliardi e la Germania 7-800 milioni, mentre all’ Italia andranno meno di 400 milioni.  

Sicuramente la spinta all’innovazione tecnologica e agli investimenti e quindi al rinnovo delle specifiche professionali dei lavoratori  potrà rimettere in moto la macchina dello sviluppo assicurando contemporaneamente un maggiore equilibrio nel consumo delle risorse naturali che ci permetterà di consegnare alle generazioni future un modo pulito e vivibile come, e forse meglio, di quello che l’attuale generazione ha trovato. Ma per raggiungere risultati così ambiziosi occorre partire da un’analisi realistica della situazione, capire bene le implicazioni economiche e soprattutto politiche di una simile scelta per evitare di propagandare solo illusioni che poi si tramuterebbero in una generale avversione verso scelte che dovessero imporre eccessivi sacrifici ai cittadini.

In questo senso Chicco Testa, già presidente dell’Enel ed attuale presidente di Sorgenia, e certamente un esperto dei problemi dell’ambiente per la sua passata militanza tra gli ecologisti, ha presentato di recente ad un seminario dell’Aspen alcuni dati utilissimi per porre le politiche “green” su un piano di realismo. Questi dati ci dicono in primo luogo che , nonostante gli allarmi e gli accordi internazionali raggiunti negli ultimi anni, come quello di Parigi, le emissioni globali di CO2 continuano a salire e secondo gli esperti il picco sarà raggiunto forse tra una decina di anni (vedi slides). 

Soprattutto è fondamentale notare che l’aumento delle emissioni dal 2000 ad oggi è soprattutto concentrato nelle regioni asiatiche (Cina in primo luogo) mentre i Paesi di più antica industrializzazione hanno stabilizzato il ritmo di incremento di dette emissioni. Però se guardiamo alle emissioni pro-capita la situazione appare molto diversa: gli USA emettono una quantità di CO2 per abitante più che doppia rispetto alla Cina mentre l’Europa dopo ingresso nell’Unione dei paesi dell’ Est, più arretrati in quanto a rispetto dell’ambiente, si pone allo stesso livello della Cina. L’India è all’ultimo posto con una quantità di emissioni che è quasi 10 volte inferiore a quella degli Stati Uniti.

E’ chiaro che in questa situazione è arduo chiedere sacrifici ai Paesi di più recente industrializzazione, i quali hanno buon gioco ad accusare i paesi occidentali di avere largamente inquinato in passato e quindi di dover ora sopportare i massimi sacrifici. Mentre Paesi come l’India non hanno alcuna intenzione di frenare il loro sviluppo per poter ridurre le emissioni di CO2 visto che i loro cittadini hanno singolarmente una quantità di emissioni molto bassa. Anche in Occidente aumentare troppo i prezzi dei beni che provocano inquinamento, non è molto gradito ai cittadini come si è visto di recente in Francia. E questo certamente è un primo problema politico di ardua soluzione per chi volesse controllare le emissioni globali di tutto il pianeta.   

Infine quello che è avvenuto negli ultimi due decenni è stata una decolonizzazione delle produzioni a maggiori emissioni di CO2 dai Paesi occidentali verso i Paesi asiatici che in questo modo hanno avuto ritmi di sviluppo vertiginosi con un corrispondente incremento delle emissioni. Queste merci che per essere prodotte necessitano di elevate emissioni di gas inquinanti, anche a causa delle più economiche tecnologie usate che certo  non rispettano di rigorosi criteri occidentali, sono state poi reimportate (si tratta di semilavorati e componenti) in Europa e negli USA. Insomma abbiamo ottenuto di essere abbastanza virtuosi esportando le produzioni più inquinanti verso i paesi di nuova industrializzazione.

In questo modo abbiamo evitato investimenti molto onerosi (si veda quello che si dovrebbe fare a Taranto) e siamo riusciti a mantenere la competitività di prezzo delle nostre produzioni. I dati illustrati da Chicco Testa non portano certo alla conclusione che non vale la pena dannarsi per approntare politiche tanto ambiziose ma anche di tale complessità da far dubitare della loro fattibilità. Ma certo per aumentare le possibilità di successo di una politica veramente green, è necessario esaminare i dati e partire da una profonda comprensione della situazione e delle tendenze in atto. Altrimenti continueremo a scendere in piazza con Greta ad ammonire sulla imminente fine del mondo, fino a quando la gente si stuferà di sentire le Cassandre e smetterà di preoccuparsi. 

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