I risultati della review annuale dell’agenzia svizzera di rating di sostenibilità RobecoSAM confermano la presenza di grandi aziende italiane nella prestigiosa classifica del Dow Jones Sustainability Index World, che valuta oltre 2000 aziende al mondo decretando i campioni di sostenibilità ambientale.
La imprese italiane premiate a livello globale sono: Pirelli, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Finmeccanica, Eni, Telecom Italia, Atlantia, Snam, Terna (che con 97/100 si è posizionata al livello più alto nel settore Electric Utilities) ed Enel, oltre alla controllata spagnola di quest’ultima Endesa e a Fca (che ha ottenuto un punteggio di 87/100 rispetto a una media di 54/100 delle aziende del settore automobilistico) e Cnh Industrial.
Una nota che annuncia la revisione di questi indici di sostenibilità evidenzia anche le più importanti uscite e i maggiori ingressi nel paniere globale Dow Jones Sustainability World Index: entrano in lista Cisco Systems Inc, Royal Dutch Shell PLC, Adobe Systems Inc ed escono invece Intel Corp, Samsung Electronics Co Ltd, British American Tobacco PLC.
Il commento ai dati di quest’anno evidenzia che i punteggi più alti delle maggiori compagnie hanno riguardato i codici di condotta, la corporate governance e le politiche e i sistemi di gestione ambientale. I punteggi più bassi sono giunti nel campo delle eco-efficienza operativa, dello sviluppo del capitale umano e della “materialità” (un nuovo criterio introdotto quest’anno che punta a rendere sempre più “concreta” la reportistica di sostenibilità).
Si evidenzia la sorprendente sottostima dell’importanza dello “sviluppo del capitale umano” e la mancanza di capacità di collegare non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente, gli investimenti nel capitale umano con benefici aziendali tangibili.
L’istanza che ha mostrato il maggior sviluppo è stata quella del senso di “appartenza aziendale e filantropia” (+22,09%). La tematica meno sviluppata è stata quella degli indicatori sulle pratiche sul lavoro e i diritti umani (-34,82%), secondo gli analisti questo è dovuto all’introduzione di nuovi quesiti al riguardo e il contatto con le aziende avrebbe mostrato che questa tematica desta l’interesse delle imprese e la loro volontà di attuare politiche inerenti, ma si scontra con la mancanza a oggi di strumenti adatti a misurare, valutare, limitare e risolvere i rischi connessi alla sfera dei diritti umani.