Levata di scudi in difesa della sanità pubblica che lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al Festival delle Regioni a Torino ha descritto come “un patrimonio prezioso, da difendere e adeguare”. Un messaggio chiaro che ha come destinatario il Governo che, come da tradizione, ha scelto di tagliare risorse destinate alla sanità allo scopo di trovare fondi per finanziare la Manovra di Bilancio. Nulla di strano, si è sempre fatto, penseranno in molti. Ma si tratta di una decisione che dopo la pandemia di Covid-19 che ha mostrato tutte le carenze del nostro Sistema Sanitario Nazionale, stride con le numerose dichiarazioni e gli infiniti proclami fatti fino ad oggi. Tanto più che il ministro della Salute dell’attuale Esecutivo, Orazio Schillaci, aveva chiesto 4 miliardi di risorse aggiuntive, ritrovandosi invece a far fronte a nuovi tagli. Nel dettaglio, nella Nadef si prevede che il rapporto spesa sanitaria/Pil, che nel 2023 è al 6,6%, nel 2024 scenderà al 6,2%, nel 2026 al 6,1%
L’ira dei Governatori
Le parole di Mattarella hanno rinfrancato l’animo dei Governatori, fortemente irritati dalle previsioni del Governo. Tra i più polemici figurano proprio alcuni dei maggiori rappresentanti della destra, fortemente contrari a nuovi tagli alla Sanità.
“La civiltà di un Paese si misura in particolare sui servizi sanitario anche se non è un momento facile per i conti pubblici. Il modello sanitario italiano è unico al mondo e ci sono fattori che non si possono non prendere in considerazione in questa fase: i costi della medicina difensiva, l’inflazione, la necessità di mantenere aggiornato il parco tecnologico”, ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia.
Il presidente del Friuli Venezia Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga cerca di essere un po’ più conciliante: “Nel 2023 non ci sono stati tagli, aspettiamo il documento finale. Non bastano le risorse sulle quali insisteremo – ha detto – ci si deve porre anche il problema di un cambio di organizzazione del sistema sanitario. Nella mia Regione il 70% delle persone che si rivolgono al pronto soccorso sono casi non gravi che potrebbero essere seguiti altrove ed è altissimo il numero delle prestazioni inappropriate”.
“In maniera ineccepibile Mattarella ha detto quello che pensano sia i presidenti delle Regioni, senza differenza di colore politico, sia i cittadini italiani. Lo sforzo sul finanziamento del sistema sanitario dev’essere il più importante possibile”, ha dichiarato il presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto. Il Capo dello Stato, ha evidenziato, “parla anche di adeguamento del sistema sanitario”. Servono anche riforme per rafforzare l’assistenza territoriale, facilitare il reclutamento dei medici. Si parla spesso di privatizzazione della sanità e intanto si è privatizzato il mercato del lavoro nelle professioni sanitarie, perché tanti medici italiani si dimettono e vanno a lavorare a gettone nelle cooperative. Così un medico che costava 6 o 7.000 euro al mese ora ne costa 50.000”.
Durissimo il Governatore della Puglia, Michele Emiliano: “Senza un repentino aumento del fondo nazionale di almeno 4 miliardi di euro, la nostra sanità, fiore all’occhiello del nostro impianto sociale e politico, rischia seriamente il default. Senza fondi non potremo più fare le necessarie assunzioni di personale, né accorciare le liste d’attesa”. La Puglia, aggiunge, ha fatto una scommessa: “Nel 2024 inaugureremo due nuovi ospedali, ma servono fondi per reggere questo impegno”.
“La Nadef è un’altra doccia fredda sul diritto alla salute dei cittadini: ancora una volta si fa cassa sulla sanità pubblica. Il nostro Paese, già fanalino di coda in Europa per spesa sanitaria, scivola ancora più giù”, ha detto il Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, mentre Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha chiesto al governo risposte concrete: “Sono tre anni che vado avanti con un fondo sanitario statale che per la Toscana quest’anno vale 7 miliardi e 593 milioni. Alla fine, però, la spesa necessaria è sempre di oltre 8 miliardi. E noi dobbiamo ogni volta coprire con il bilancio ordinario, togliendo allo sport, alla cultura, ai trasporti pubblici e all’istruzione”.