Nuova Delhi chiama, Washington risponde. Nell’ambito della crisi dei Paesi emergenti, l’India è uno degli stati più in difficoltà. La sua moneta è in caduta libera, anche se nelle ultime settimane sembra aver cominciato a risalire la china, e gli investitori se ne sono scappati. Un punto di non ritorno cui la Banca Mondiale ha deciso di porre un freno e, se possibile, di far ingranare la marcia per ripartire. L’India, un tempo attraente, si è appassita. E qualcuno ha deciso che è il tempo di un po’ di make up.
L’International Finance Corporation, la sezione investimenti della Banca Mondiale, prevede di raccogliere 1 miliardo di dollari vendendo bond collegati alla rupia indiana. Il ricavato sarà utilizzato per finanziare “investimenti nel settore privato” nel subcontinente. L’Ifc ha fatto sapere che le obbligazioni, che saranno vendute al di fuori dell’India, rafforzeranno i mercati dei capitali del Paese e attrarranno con più vigore gli investimenti stranieri.
L’India è attualmente travolta da una fuga di capitali, con gli investitori esteri che sono tutt’ora molto scettici, a causa dell’incertezza politica e del rallentamento della crescita. Secondo gli analisti, i bond Ifc sono stati fatti per invertire il trend, ma sono necessarie delle garanzie.
La mossa dell’Ifc arriva in un momento in cui la rupia è in netta caduta. Il valore della moneta indiana è crollato di oltre il 25% sul dollaro statunitense tra maggio e settembre 2013. E anche se nelle scorse settimane ha recuperato qualcosa, continua a rimanere debole: rispetto a maggio, ha perso quasi il 14%.
Secondo gli esperti, proprio a causa della sua debolezza, investimenti legati alla rupia potrebbero essere interessanti per gli investitori stranieri. “Da questo punto di vista, è una proposta interessante – ha detto Vishnu Varathan, senior economist di Banca Mizuho, in un’intervista alla Bbc – sembra che la valuta sia al giro di boa e ricominci a salire. Qualsiasi investimento in rupie, oggi, è in grado di offrire benefici in periodi più maturi”.