La mossa a sorpresa del premier greco Alexis Tsipras di sottoporre a un referendum popolare il prossimo 5 luglio le proposte delle istituzioni internazionali (Ue, Bce, Fmi) che il governo di Atene non se l’è sentita di firmare malgrado le ultime aperture dell’Europa ha completamente ribaltato il tavolo, riportato in alto mare ogni ipotesi di accordo e avvicinato a grandi passi il pericolo di default, che rischia di essere l’anticamera dell’uscita della Grecia dall’euro e forse dall”Europa.
Come ha ricordato Christine Lagarde, numerouno del Fondo Monetario, se entro la scadenza di martedì 30 giugno Atene non pagherà la rata di debito all’Fmi, scatteranno le procedure tecniche di default della Grecia. Ma senza un preventivo e nuovo piano di aiuti dell’Europa per le prossime ore è difficile che Atene sia in grado di pagare. E il ministro delle Finanze tedsco Schuaeble è stato durussimo: “Con la mossa del referendum Atene ha chiuso il negoziato” e senza un acccrdo non potrà avere nuovi aiuti. la proroga degli aiuti a dopo il 5 luglio chiesta dal ministro greco dlle Finanze, Varoufakis, è stata bocciata. Non resta quindi che il piano B.
Ecco perchè l’Eurogruppo di oggi pomeriggio sta studiando un piano d’emergenza per evitare che lunedì alla riapertura dei mercati si scateni l’inferno e che ad Atene la corsa ai bancomat diventi un assalto agli sportelli delle banche per ritirare i depositi.
L’idea centrale del piano d’emergenza, se non si troverà un modo per prorogare le scadenze più ravvicinate dei pagamenti, è quella di assumere una decisione politica straordinaria che dia il via libera alla Bce perchè la banca centrale possa continuare ad erogare per breve tempo finanziamenti d’emergenza alle banche elleniche pur non essendoci i presupposti regolamentari.
Non è escluso che scatti anche il blocco dei movimenti di capitali per evitare che dalla Grecia in piena emergenza scappino quantità ingenti di risorse.
La mossa di Tsipras è la mossa della disperazione e il tentativo di rimettere al popolo la decisioni finali in assenza di una maggioranza certa in Parlamento che possa approvare il piano internazionale sulla Grecia, ma le conseguenze politiche non si faranno attendere, se è vero che, malgrado il diverso parere del governo di Atene, i sondaggi dicono che il 60% dei greci è pronto ad accettare le proposte di Bruxelles pur di restare nell’euro e nell’Europa.
Ma ora i giochi sono più che mai aperti e l’allarme sull’euro e sulla Grecia è tornato altissimo.