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Sos acciaio, l’Europa lancia l’allarme: deficit di produzione, persi 100mila posti di lavoro

Foto di Peter H da Pixabay

Acciaio, l’Europa lancia l’allarme: produzione Ue in deficit, persi 100mila posti di lavoro. Serve un piano siderurgico europeo, per fronteggiare anche la iper-capacità produttiva della Cina. L’argomento ha coinvolto il Parlamento europeo, accendendo il dibattito che ha visto la convergenza sulla necessità di portare il tema dell‘acciaio al centro della politica europea.

Acciaio, è crisi europea: la produzione scende del 7,4%

E del resto i numeri parlano chiaro: l’Unione europea a 27, secondo la World Steel Association, nel 2023 ha prodotto il 7,4% in meno di acciaio, fermandosi a 41,7 milioni di tonnellate. La Germania, prima produttrice di acciaio in Europa, l’anno scorso ha dovuto fare i conti con un calo del 3.9%, segnando il volume di produzione più basso dalla crisi del 2009 (dati VW Stahl).  

Italia all’11esimo posto tra i produttori d’acciaio: -5,5 nel I semestre 2024

Quanto a noi, l’Italia si colloca all’undicesimo posto nella classifica mondiale dei principali produttori di acciaio, ma negli ultimi anni il rallentamento è stato continuo. Nel 2022 la produzione italiana di acciaio ha subito una flessione dell’11,5% rispetto a quella del 2021. Si tratta di un calo molto più marcato rispetto a quello che ha riguardato gli altri paesi che precedono l’Italia nella graduatoria. A questo si deve aggiungere una ulteriore flessione del 2,5% nel 2023. 

Quanto all’anno in corso, nel primo semestre del 2024 la produzione di acciaio in Italia ha subito un significativo arretramento del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2023 (dati Siderweb). E non si intravedono segnali di ripresa nel breve termine, con il settore siderurgico nazionale che continua a mostrare segni di debolezza. Va un po’ meglio in Germania, che quest’anno riesce a mettere a segno  un modesto +0,5% che però non basta  a compensare  il calo del 3,9% del 2023.

Acciaio: la concorrenza cinese spazza via l’industria europea

C’è un problema di concorrenza che sta fagocitando e spazzando via l’industria europea. Una pressione asiatica ben precisa, sottolineata dal deputato europeo del ppe Juan Ignacio Zoldo Alvarez: “Negli ultimi 20 anni la Cina ha accresciuto la propria produzione del 639 per cento” e il risultato di ciò è che Pechino “avrà cinque volte la capacità europea“. 

Gli ha fatto eco il liberale Christophe Grudler, sottolineando come “l’Europa è soggetta a una sovra-capacità mondiale” a causa della quale “sono andati persi 100mila posti di lavoro”. Da qui la sollecitazione ad applicare la tassazione di quanto prodotto con elevate emissioni di co2, in sostanza uno strumento anti-Cina. Ma soprattutto serve un piano europeo per l’acciaio, come hanno ribadito nei loro interventi i socialisti (S&D) Estelle Ceulemans, Jens Geier, Giorgio Gori ed Elena Sanchez Murillo. 

Alla richiesta dei socialisti si è accompagnata quella dei Verdi europei (lanciata dalla la co-presidente dei Greens, Terry Reintke) per un “summit europeo dell’acciaio con le parti sociali“, con l’obiettivo di avere un settore competitivo, verde e capace di garantire “la produzione di acciaio made in Ue”. Ai parlamentari e alle imprese di settore ha dato assicurazioni la commissaria Helena Dalli, intervenuta in aula a nome dell’esecutivo comunitario: è intenzione della Commissione invertire il percorso di decrescita dell’acciaio industriale e si lavorerà per farlo tornare protagonista.

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Categories: Economia e Imprese