Le offerte per aggiudicarsi Sorgenia sono arrivate. Sarà una partita a quattro tra A2A-Eph, F2i, Iren e Contourglobal. Secondo le fonti, interessante sarebbe la posizione di F2i: il fondo infrastrutturale, nonostante si fosse apparentemente defilato nelle ultime settimane, avrebbe rotto gli indugi muovendosi insieme ad Asterion Capital Partners.
Secondo diversi osservatori avrebbe migliorato l’offerta già messa a punto a novembre, presentando alle banche azioniste di Sorgenia una proposta più allettante sia dal punto di vista industriale con l’apporto di alcuni impianti eolici e a biomasse sia dal punto di vista finanziario. “Abbiamo lavorato a lungo sul dossier Sorgenia. Poi è arrivata l’operazione in Spagna, per noi molto importante visto che ci permette un salto di qualità. Una volta conclusa ci è stato fatto notare che comunque per Sorgenia avevamo messo in piedi un piano industriale importante, che non solo creerebbe valore per gli azionisti ma sarebbe significativo per il sistema Paese, una sorta di suggello finale all’operazione-ponte delle banche”, ha commentato Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i.
“Puntiamo su tre fattori: il rilancio industriale di Sorgenia, il mantenimento della sua indipendenza e il controllo italiano di assets strategici per il mercato. Sorgenia dovrà essere il leader nel processo di transizione energetica, e ha tutte le carte in regole per farlo potendo sviluppare le energie rinnovabili insieme alla tecnologia che le sostiene, ovvero i cicli combinati a gas. Se risultassimo vincitori apporteremo subito altri 500 megawatt tra l’eolico di Veronagest e le biomasse, come base di partenza. Poi siamo in grado di fornire tutto il supporto finanziario che servirà per lo sviluppo futuro, con opportunità che possono spaziare sul fronte estero. Non abbiamo vincoli finanziari. F2i ha da poco vinto la gara internazionale per la gestione dei 500 milioni del fondo Ania. E poi all’inizio del 2020 partiremo con un quinto round di raccolta, di taglia più rilevante”, ha concluso Ravanelli.
È tra questi quattro competitors che verranno selezionati i finalisti, anche se non sono esclusi ulteriori apparentamenti in corsa, come ad esempio quello tra Iren e Contourglobal, nella fase finale della partita. Il dossier nel complesso vale circa 1 miliardo di euro compresi i debiti e le offerte sarebbero rimaste a ridosso di questo valore. Ora a muovere le fila ci sono gli istituti finanziari soci come Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Ubi e Unicredit, anche se non tutte sulle stesse posizioni e con le stesse esigenze di bilancio: spetterà, infatti, a loro individuare la proposta più soddisfacente in termini economici e strategici, senza dimenticare il ruolo giocato da Sorgenia nello scacchiere energetico nazionale.
Dalla partita hanno invece deciso di sfilarsi nelle battute finali sia Acea sia i tedeschi di Rwe-E.On. Sulla loro scelta ha pesato il nodo di Tirreno Power, la ex genco Enel di cui Sorgenia controlla il 50%, mentre l’altro 50% appartiene ai francesi di Engie di cui alcuni ex manager, per la centrale a carbone di Vado Ligure, sono attualmente sotto processo per disastro ambientale. Un procedimento questo che, qualora fosse emessa una condanna, potrebbe vedere in sede civile anche un tema rilevante di risarcimento del danno per l’azienda. È presumibile, in ogni caso, che anche i soggetti rimasti in gara abbiano chiesto sufficienti garanzie su questo fronte.