Si entra nel vivo. L’Osservatorio politico Swg di dicembre cerca di fotografare l’intricata situazione italiana dopo le dimissioni annunciate da Monti e la “brusca fine della legislatura” evocata da Napolitano che ha sancito il fischio d’inizio di una partita elettorale che vivrà di tempi corti, con la consegna delle liste fissata entro tre settimane.
La fiducia nel premier nell’ultimo mese ha continuato la sua lenta discesa, perdendo un altro punto percentuale e arrivando a toccare quota 35%, vicino ai minimi dello scorso giugno. A negare la fiducia a Monti, così come in Parlamento, è stato il centrodestra, mentre gli elettori di centro e centrosinistra hanno sostanzialmente mantenuto il loro consenso.
Anche l’ipotesi di una ricandidatura del presidente dimissionario non trova molti riscontri positivi, tanto che solo il 24% dei rispondenti si è dichiarato favorevole, contro il 61% dei contrari. Per il 44% dei cittadini, dunque, Monti dovrebbe limitarsi a svolgere solo la sua attività di senatore a vita.
C’è poi il capitolo delle intenzioni di voto. In un momento in cui la poca chiarezza degli schieramenti in gioco e l’incertezza su chi “scenderà in campo” rende il contesto particolarmente incerto, le uniche certezze, al momento, sembrano essere quelle del Pd, che può vantare una leadership chiara, espressa attraverso un movimento, le primarie di coalizione, che ha ricevuto una partecipazione notevole. Il Partito democratico, dunque, guadagna ben 5 punti percentuali rispetto al mese di novembre, attestandosi a quota 31%.
Il Movimento 5 Stelle, nonostante paghi alcuni smottamenti interni come la cacciata di Favia, Salsi e Pirilli, perdendo qualcosa in termini di consenso (dal 21,5% al 19%), si conferma come il secondo partito italiano davanti al Pdl che passa dal 15% al 16,5%, ma si spacca attorno alla figura del lider Silvio Berlusconi, padre, ma forse non più padrone del partito, generando il rischio concreto che almeno una delle due anime del suo elettorato (quella che attende il ritorno dell”Unto del Signore” e quella che, d’altro canto, propenderebbe per il suo pensionamento) rimanga seriamente scottata. La Lega, invece, aspettando di sciogliere il nodo sull’alleanza con il Pdl, si attesta, in lievissima ripresa, al 6,5%.
Restano stabili nel loro limbo Udc e Fli, fermi sui loro livelli consueti di consenso (rispettivamente 5,5% e 2%), mentre si affaccia sulla scena centrista il movimento “Verso la terza Repubblica”, al 2%. Ma tutto il centro, in questo momento, resta più che altro in attesa di capira cosa deciderà di fare Monti.