Condividi

Solette “al plasma”: la rivoluzione dello sci

Trattare gli sci con il plasma per ripulirlo dalle “impurità” della superficie, aumentando la quantità di sciolina assorbibile “da quattro a sei volte” – La scoperta è del polo tecnologico Environment Park di Torino: i risultati cronometrici non sono ancora divulgabili ma fanno già gola alle aziende produttrici di sci.

Solette “al plasma”: la rivoluzione dello sci

Sci più resistenti e più veloci grazie al plasma. E’ una delle recenti scoperte del centro di ricerca dell’Environment Park di Torino, polo tecnologico che attraverso la sua divisione dedicata alle nanotecnologie ha sperimentato che generando – sia in vuoto sia a pressione atmosferica – il quarto stato della materia, ovvero ionizzando un gas e portandolo oltre lo stato aeriforme, si può utilizzarlo  in diversi processi industriali per modificare dal punto di vista fisico-chimico le superfici dei materiali.

Un gas ionizzato è un gas “eccitato”, che dunque genera energia ed emette luce: e da qui i televisori al plasma, le lampade al neon. O, restando in natura, le aurore boreali e i fulmini. Fino ad arrivare all’industria e a una possibile rivoluzione dello sport. “L’idea alla base del progetto Plasma Ski – spiega Domenico D’Angelo, senior manager del reparto Plasma Nanotech del polo torinese – era quella di verificare se la tecnologia del plasma atmosferico, nello specifico quella del plasma jet (Plasmatreat), poteva migliorare le caratteristiche chimico-fisiche della soletta”.

Gli obiettivi del progetto, tutto italiano, erano due: incrementare la quantità di sciolina (il noto materiale usato per rendere più scorrevoli gli sci) assorbibile dalla soletta e allo stesso tempo rinforzare la soletta per ritardarne il consumo dovuto a attrito e calore. “La superficie delle solette – spiega ancora D’Angelo – è fatta di polietilene, la cui struttura è tipicamente microalveolare con le cavità in parte occluse da residui di polimero. Tale conformazione rende la superficie delle solette ricettiva nei confronti della sciolina ma allo stesso tempo dei fattori inquinanti si depositano all’interno delle micro cavità e l’eccessiva flessibilità delle microcreste all’apice della struttura alveolare riduce buona parte del volume disponibile a recepire la sciolina”.

Spiegazione molto tecnica, mentre più semplice è la soluzione: lavorando queste solette con il plasma si rimuove tutto ciò che intasa le cavità della struttura alveolare, rendendo la superficie più liscia e più ricettiva nei confronti della sciolina: ce ne sarà dunque di più (“Da quattro a sei volte di più”, rivela l’ingegnere dell’Envipark di Torino) e durerà ovviamente più tempo, con benefici concreti soprattutto per le discipline di fondo ma anche per tutti gli altri settori, compreso lo sci alpino (si pensi alla discesa libera). Benefici concreti che sono già stati testati e sarebbero impressionanti, ma al momento restano top secret, così come non sono divulgabili i nomi delle aziende produttrici che già hanno messo gli occhi su questa innovazione. “I risultati cronometrici al momento non sono divulgabili. Ma posso dire che il mantenimento delle ottimali performance di scorrimento su percorsi lunghi ha evidenziato nei primi test sulla neve differenze considerevoli in termini di tempi”.

Commenta