Il consiglio d’amministrazione del Sole 24 Ore ha preso atto stamattina di essere di fatto decaduto dopo che alle iniziali dimissioni del presidente Giorgio Squinzi e di quattro consiglieri si sono aggiunte ieri anche quelle di Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Federturismo, che resta nel consiglio in regime di prorogatio. Venendo meno la maggioranza del cda (6 consiglieri su 11), è stata di conseguenza convocata per il 14 novembre l’assemblea straordinaria dell’azienda per rinnovare il vertice societario alla luce dell’inevitabile aumento di capitale dopo la nuova perdita di quasi 50 milioni nel primo trimestre del 2016 e della probabile apertura a nuovi soci. Operazioni che la Confindustria, azionista di controllo del giornale, effettuerà con “determinazione e serenità”, come ha detto il presidente Vincenzo Boccia, nell’intento di rilanciare il gruppo editoriale e di riportarlo in utile dopo sette anni di profondo rosso che hanno messo in allarme i giornalisti, i dipendenti e le loro rappresentanze sindacali.
Pro-tempore è stato nominato presidente del Sole il consigliere Carlo Robiglio, che resterà in carica solo fino all’assemblea con Luigi Abete vice. Malgrado il tentativo di Squinzi e soci di motivare le dimissioni “anche con l’irrituale richiesta del socio di maggioranza (ndr la Confindustria) a tutti i consiglieri di rimettere in futuro il proprio mandato”, ricostruzione che è stata subito smontata da Boccia che aveva concordato questo passaggio in abbinata alla disponibilità alla ricapitalizzazione, è evidente che il vero terreno di scontro al vertice del Sole è stata la volontà del nuovo ad, Gabriele Del Torchio, voluto e sostenuto dal presidente di Confindustria, di aggredire le ragioni di fondo della crisi del Sole con un’opera di radicale pulizia del bilancio, il cui deficit non nasce certamente ora.
In realtà dal 2010 il giornale e le altre attività del gruppo editoriale della Confindustria hanno accumulato poco meno di 300 milioni di euro di perdite: 40,4 nel 2010; 8,3 nel 2011 ( dopo la vendita di alcuni asset); 48,4 nel 2012; 76,1 nel 2013; 29,5 nel 2014; 24,9 nel 2015 e 49,8 nel solo primo semestre di questo. Va da sè che in Borsa il titolo, che ha perso all’incirca il 90% dal collocamento, sia precipitato fino a registrare una capitalizzazione inferiore ai 22 milioni di euro, addirittura meno di quella del concorrente Class Editori.
A questo punto della crisi, solo una cura radicale che segni una radicale discontinuità con il recente passato può salvare dal fallimento il Sole, fino a 15 anni fa la gallina dalle uova d’oro del pianeta Confindustria, e tentare la rimonta in un mercato editoriale che resta molto difficile.
La ricapitalizzazione, rispetto alla quale il presidente Boccia ha manifestato la disponibilità di Confindustria a fare la sua parte, può essere solo il primo passo, ma l’inversione di tendenza deve riguardare anche le strategie industriali ed editoriali e spingere a riscoprire, senza tartufeschi trasformismi, il gusto della libertà e della qualità dell’informazione. Da questo punto visto sarebbe un piccolo ma emblematico segnale del nuovo corso se l’editore inducesse Radio 24, l’emittente radiofonica del Sole, a pensionare al più presto una trasmissione volgare come “La zanzara”, che fa sì molti ascolti ma che non ha nulla ma proprio nulla a che fare con l’identità del Sole e con la sua gloriosa tradizione.