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Società quotate: record di donne nei cda (41%), ma solo il 2% diventa Ceo. Indietro su digitale e sostenibilità

Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate: La percentuale di donne con incarichi nei Cda ha raggiunto il massimo storico. Principali azionisti? Le famiglie

Società quotate: record di donne nei cda (41%), ma solo il 2% diventa Ceo. Indietro su digitale e sostenibilità

Il 2021 ha segnato un nuovo record storico nelle società quotate: dopo anni di sforzi e normative sulle quote di genere, le donne stanno finalmente cominciando a farsi largo ai vertici delle aziende. Nonostante ciò il soffitto di cristallo è ancora lì, chiaramente visibile nelle percentuali risicatissime di donne che riescono a conquistare le poltrone di amministratore delegato o presidente. Lo certifica la decima edizione del rapporto Consob sulla Corporate Governance delle società quotate pubblicato il 28 marzo. Uno studio che fornisce evidenze in merito ad assetti proprietari, organi sociali, assemblee e operazioni con parti correlate nel 2021.

Società quotate: record di donne nei cda

Nel 2021, il 41% degli incarichi di amministratore nelle società quotate è stato esercitato da donne. Una percentuale che rappresenta il massimo storico raggiunto sul mercato italiano a cui ha contribuito anche l’effetto delle normative sulle quote di genere. 

Le 131 imprese che hanno applicato la quota di genere dei due quinti prevista dalla legge 160/2019 contano nei propri cda in media 4 donne (quasi il 44% del board), mentre nelle restanti società i dati sulla presenza femminile sono solo marginalmente inferiori, sottolinea la Consob, secondo cui “l’ingresso delle donne ha concorso a modificare le caratteristiche dei membri dei consigli di amministrazione, abbassandone l’età media, innalzandone la quota di laureati e aumentandone la diversificazione dei profili professionali”.

Nonostante i progressi registrati, la strada da fare è ancora lunga. A fine 2021, infatti, solo 16 società, un numero che corrisponde al  2% del valore totale di mercato, poteva contare su una donna nel ruolo di amministratore delegato. Solo 30 emittenti (il 20,7%) aveva invece eletto una rappresentante di sesso femminile nel ruolo di presidente dell’organo ammininistrativo. Spesso e volentieri (in 3 casi su 4) alle donne viene invece affidata la carica di consigliere indipendente. “Infine, nel 30% dei casi (-4,9% rispetto al 2019 ndr.) le donne sono titolari di più di un incarico di amministrazione (interlockers), circostanza che si verifica con maggior frequenza rispetto agli uomini”, evidenzia il rapporto.

Digitalizzazione e sostenibilità: la strada è ancora lunga

In virtù delle profonde evoluzioni strutturali in atto in materia di sostenibilità e digitalizzazione e della loro crescente rilevanza per l’attività delle aziende, il rapporto ha censito per la prima volta anche le competenze in questi ambiti degli amministratori delle società medio-grandi appartenenti agli indici Ftse Mib, Mid Cap e Star. I risultati però non sono incoraggianti. A fine 2020, solo il 14,6% dei consiglieri possedeva competenze in materia di sostenibilità (il dato è più elevato per le società più grandi e tra le donne), mentre il 16% aveva competenze digitali, percentuale ancora una volta più alta tra le donne, mentre non risultano differenze sulla base delle dimensioni delle imprese. 

Andando avanti coi dati, la quota di società con almeno un consigliere con competenze di sostenibilità o digitali si attesta, rispettivamente, a circa il 72% e a poco più del 74%; il 28% conta amministratori con entrambi i profili. Infine, 93 imprese a fine 2020 si erano dotate di un comitato sulla sostenibilità. 

La proprietà e gli organi sociali delle società quotate

A fine 2020, la quota media del primo azionista degli emittenti italiani sfiora il 47,6%, mentre le famiglie continuano ad essere i principali azionisti di riferimento nel 64% dei casi. Rispetto all’anno precedente è in calo la presenza di investitori istituzionali nell’azionariato rilevante, mentre un aumento si registra nella presenza di investitori istituzionali italiani, che detengono una partecipazione rilevante in 18 società quotate.

“Si conferma la progressiva riduzione della diffusione e dell’intensità della separazione fra proprietà e controllo, con una diminuzione dell’incidenza sul listino delle società parte di un gruppo verticale. Aumenta invece la diffusione del voto maggiorato, previsto a fine 2020 nello statuto di 64 emittenti, rappresentativi di poco più del 17% del valore totale di mercato”, fa sapere la Consob.

La dimensione media dei cda delle aziende è pari a circa 10 consiglieri, con un rialzo del 10% rispetto al 2011 della quota dei componenti indipendenti, arrivati al 50% del totale. Cresce anche la quota di società con almeno un amministratore di minoranza (oltre il 56% degli emittenti quotati vs il 37% circa nel 2011). 

Le assemblee e le operazioni con parti correlate

Nel 2021, in media, il 74,6% (+5% rispetto al 2012) degli azionisti ha partecipato alle assemblee delle società, gli investitori istituzionali italiani hanno preso parte a 95 adunanze, il dato più alto dal 2012. In media le politiche di remunerazione in vigore sono state approvate con voto favorevole da circa due terzi del capitale sociale e da quasi il 90% del capitale sociale rappresentato in assemblea

Infine, per quanto riguarda le operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate (OPC), dal 2011 al 2021 sono stati rilevati 670 documenti (41 nel 2021), riferibili in gran parte a società di piccole dimensioni e a operazioni che hanno riguardato in prevalenza finanziamenti o contratti per la fornitura di beni o la prestazione di servizi. 

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