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Social media, i top manager italiani sono pigri

FIRSTonline

I top manager italiani snobbano i social media. Secondo una ricerca condotta da Lundquist, su 513 manager delle 100 principali aziende italiane solo il 5% usa Twitter, circa la metà usa LinkedIn e solo in sette tengono un blog professionale. 

Buona parte degli account social media, inoltre, risulta incompleto o poco aggiornato. Facebook non è stato considerato, perché al di fuori dalla sfera prettamente professionale e gli account non sono accessibili né verificabili.

Nel dettaglio, le società con il maggiore numero di manager presenti su Twitter sono Edison (4 profili) e RCS MediaGroup (3). Su LinkedIn è presente quasi la metà dei manager, ma non tutti sono così assidui nell’aggiornare le informazioni che li riguardano: 31 (il 12,7% di chi ha un profilo) hanno un profilo con la propria posizione non aggiornata, il che rende difficile una corretta identificazione.

Curioso notare il caso dei direttori di risorse umane: il 46% non è presente sul più grande social network di reclutamento. Quasi il 40% dei profili LinkedIn supera i 200 contatti e più della metà aderisce a gruppi più o meno connessi con la propria attività professionale.

La ricerca ha preso in considerazione i manager delle maggiori 100 società italiane per un totale di 513 professionisti (98 donne e 415 uomini) e otto cariche considerate (presidente, Ad, Cfo, Responsabile Ir, direttore della comunicazione/relazioni esterne, responsabile ufficio stampa, responsabile Csr, responsabile Hr).

Sono stati individuati 245 profili LinkedIn (47,8%), di cui 31 non aggiornati, 38 profili Twitter (7,4%), di cui nove non attivi e quattro mai usati, e sette blog (1,3%). I professionisti maggiormente presenti sono quelli che ricoprono cariche in relazione più diretta con gli stakeholder aziendali come il direttore di comunicazione, il responsabile ufficio stampa e il responsabile Csr. Le donne sono più attive degli uomini. Su Twitter la percentuale di donne presenti è doppia rispetto a quella dei colleghi uomini (12,2% contro 6,3%).

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