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Social media e radicalizzazione politica: così l’algoritmo di Amazon uccide il pluralismo

Radicalizzarsi è in questo momento il mood del pianeta e i meccanismi anonimi dei social media e gli algoritmi di condivisione e diffusione dell’informazione spingono in questa direzione: il caso di Amazon è lampante, ma la colpa non è degli algoritmi bensì dei lettori che sono sempre più ammaliati dal pensiero a senso unico

Libro unico

Radicalizzarsi è il mood del momento, è la parola più calda del pianeta. Un ultimo imbarazzante esempio? Catalani e spagnoli. Nelle settimane scorse abbiamo già pubblicato un post su questo argomento e discusso le conseguenze di un tale stato di cose che trova una poderosa spinta pandemica nei meccanismi anonimi dei social media e degli algoritmi di condivisione e diffusione dell’informazione. Le cosiddette “echo chambers”. Poche cose sono più deleterie della radicalizzazione, che è l’anticamera dell’azzannamento. Questo mood ha ormai messo le radici in ogni aspetto della vita sociale, compreso il mondo dei libri sui temi di attualità propri della conversazione pubblica.

Lo stesso algoritmo di raccomandazione dei libri operante su Amazon, “Chi ha acquistato questo… ha acquistato anche…”, nella sua disarmante imparzialità, contribuisce più a propagare cha a combattere la radicalizzazione politica. L’algoritmo, invece di suggerire libri che possano contribuire ad aprire una discussione sul tema affrontato da una determinata opera, proponendo, per esempio, un libro con tesi opposta, finisce con il raccomandare letture del tutto omogenee e allineate a quella considerata. Ma non è colpa dell’algoritmo, che purtroppo, con poca intelligenza artificiale, pesa solo la quantità e la rilevanza commerciale, ma dei lettori che tendono sempre più ad acquistare e leggere libri a pensiero univoco, quello appunto che nutre la loro mente.

Amazon, la più grande libreria del mondo che veramente potrebbe essere anche la più importante istituzione culturale globale, dovrebbe, secondo l’“Economist”, mettere una pezza a questo stato di cose e iniziare a promuovere il valore del pluralismo culturale e della battaglia delle idee.

La democrazia muore nell’oscurità

Un sondaggio del periodico di Londra ci dice, infatti, che i lettori di saggi e di libri di attualità si sono radicalizzati: tendono a comprare e, forse, aleggere solo quello che è omogeneo alle proprie idee. Se sono conservatori, neanche si avvicinano a un contenuto di segno opposto. Ma neppure lo trovano proposto da Amazon. I progressisti sono ancora più settari: tutto ciò che non collima con la loro visione del mondo è anatema. E l’algoritmo si guarda bene dal proporgli libri di differente matrice politica. E invece dovrebbe perché, come dice il motto del “Wahsington Post”, voluto dal suo nuovo proprietario Jeff Bezos, “la democrazia muore nell’oscurità”. Raccomandare solo quello che conferma le proprie idee è oscurantismo e perpetua quel moderno fanatismo quasi religioso di fronte al quale Voltaire e Spinoza inorridirebbero. Ancora un passo in avanti e siamo ai roghi di libri nelle piazze.

Come dicevamo, “The Economist”, il più importante think-thank liberale del mondo, si è occupato di questo tema e offriamo volentieri ai nostri lettori le riflessioni del magazine di Londra.

Il cupio dissolvi della Clinton

Che le persone di opinione politica differente leggano libri differenti è qualcosa che non lascia a bocca aperta nessuno. Dopo tutto, i lettori di opinioni politiche diverse vivono in luoghi differenti, mangiano in modo diverso, ascoltano la loro musica e, ovviamente, consumano informazioni di natura differente. Tutto questo rafforza una tendenza: sempre più i progressisti e i conservatori si ignorano a vicenda. Valdis Krebs, analista di dati specializzato sulla rete, ha condotto per “The Economist” un’analisi sui libri venduti da Amazon. Questo grafico dinamico mostra i risultati. C’è da divertirsi! La gente che compra libri conservatori compra di regola solo libri di autori di destra. Lo stesso si può dire dei progressisti. Questi dati sono stati elaborati analizzando il servizio di Amazon “Chi ha acquistato questo… ha acquistato anche…”.

Due grossi tomi di ispirazione liberal dominano la classifica del “New York Times” dei bestseller non fiction. In What Happened, Hillary Clinton riconosce alcuni errori della sua campagna presidenziale, ma spende molto più tempo ed energie sull’ingerenza della Russia, sul ruolo dei media e su James Comey, il direttore dell’FBI la cui indagine sulle mail della Clinton sarebbe costata, secondo l’autrice, la sua elezione a presidente.

La seconda piazza della classifica del “Times” è occupata da Unbelievable di Katy Tur, pubblicato il 12 settembre 2017. Il libro racconta l’esperienza dell’autrice come inviata della rete televisiva NBC al seguito di Donald Trump durante la campagna elettorale. La Tur ci serve una storia sul comportamento vergognoso di Trump nei suoi confronti: dall’averla aggredita verbalmente per i suoi reportage, all’averla baciata sulle guance per poi vantarsene di fronte alle telecamere. Una volta si è spinto a spronare apertamente gli astanti a sbeffeggiarla con il nomignolo “piccola Katy”, a tal punto che la sicurezza di Trump è stata costretta a scortarla all’uscita per timore della sua sicurezza personale.

Fair play

Ma negli anni passati si sono visti anche seri tentativi di rompere la logica della scrittura a solo beneficio dei lettori fidelizzati. Un modo per farlo è stato quello di scrivere qualcosa di obiettivo, o almeno onesto, sull’altra parte. Alcuni scrittori, specialmente di sinistra, hanno cercato di farlo.

Arlie Russell Hochschild, professore emerito di sociologia a Berkeley, ha passato mesi interi in Louisiana cercando di capire come gli elettori di destra – impoveriti economicamente e colpiti dal disastro ambientale provocato dalle compagnie petrolifere – abbiano potuto votare per candidati il cui programma mirava a tagliare l’intervento pubblico e a sbarazzarsi delle agenzie per la tutela ambientale. Il libro della Hochschild, Strangers in their Own Land, pubblicato nel 2006, è stato letto prevalentemente da lettori di sinistra, non da gente come quella di cui trattava nel libro. Lo stesso è accaduto a White Trash (giugno 2016), uno studio sulle forze ataviche che hanno dato forma a una classe di bianchi arrabbiati. Nella tribalizzazione tipica di questo periodo, quella di Nancy Isenberg, autrice del libro, è un’analisi fortemente sentita dal blocco di elettori che ha costituito la base elettorale di Trump.

Gli scrittori conservatori, dall’altro lato, sembrano ben poco interessati ad analizzare la mente degli elettori di Brooklyn o Berkeley, che hanno votato in massa per la Clinton. Ma non è sempre stato così. Negli anni Novanta e nella prima decade del 2000 c’era più apertura su tali questioni. David Brooks, un editorialista conservatore, ha perspicacemente intuito nel suo libro Bobos in Paradise (2000) la confluenza tra lo stile di vita bohemienne e i valori della borghesia in carriera. P.J. O’Rourke, un comico conservatore, ha descritto in maniera acuta la nascita del

pietismo liberale in libri come Parliament of Whores (1991). Ma oggi appare altamente improbabile che qualcuno come Dinesh D’Souza possa avere intavolato una franca discussione con i democratici prima di scrivere The Big Lie: Exposing the Nazi Roots of the American Left, uno dei bestseller politici conservatori del 2016.

Lo sguardo critico in casa propria

Gli scrittori di destra più coraggiosi hanno assunto un approccio differente: l’esame critico della propria parte politica. Due senatori repubblicani hanno scritto entrambi un libro che mette in guardia contro l’ascesa di Trump.

Ben Sasse, del Nebraska, non ha mai appoggiato il nominato dal suo partito. In The Vanishing American Adult parla di un paese in “perenne adolescenza” dove i valori della famiglia, della lettura e della comunità stanno lasciando il posto all’egoismo, alla ricerca del successo e alla televisione. È raro trovare il libro di un politico che possa essere letto da entrambe le tribù.

Un libro più esplicitamente politico di un conservatore sul conservatorismo non ha avuto, però, lo stesso successo bipartisan. Jeff Flake, un senatore dell’Arizona, ha criticato il suo partito per aver fatto un patto faustiano per il potere alleandosi con Trump e sbarazzandosi della politica in favore del libero scambio, dello Stato leggero e della guida del mondo democratico. Il suo Conscience of a Conservative è stato interpretato come un grido d’allarme dai suoi compagni di partito. Coloro che hanno acquistato il libro su Amazon hanno probabilmente preso anche How The Right Lost Its Mind di Charles Sykes, The Conscience of a Liberal di Paul Krugman o perfino Unbelievable di Tur o un libro di un altro prominente scrittore conservatore.

Gli scrittori di sinistra non hanno certo fatto mancare il fuoco amico alla propria parte. In The Once and Future Liberal Mark Lilla, della Columbia University, ha criticato la sorta di panico morale sui temi razziali, del genere e dell’identità sessuale che ha distorto il messaggio liberale e gli ha impedito di diventare una forza unificante. I repubblicani avrebbero potuto impossessarsi del libro sostenendo che la sinistra è andato fuori strada concentrandosi sulle minoranze a spese della gente comune nel cuore dell’America. Ma il libro di Lilla è letto quasi esclusivamente da coloro che si nutrono solo libri di ispirazione liberal.

Uno dei libri più favorevolmente commentati su Amazon è stato anche un bestseller a sorpresa. Si tratta di Hillbilly Elegy di J.D. Vance. La famiglia di Vance, “prono alla violenza”, ha lasciato un paese minerario sui Monti Appalachi del Kentucky per trasferirsi in una città industriale in Ohio. Si tratta proprio della “feccia bianca” sulla quale si sono concentrati altri studi alla ricerca del perché questa classe di persone abbia abbandonato il Partito democratico. Ma Vance non è un antropologo, è un insider. Droga, alcool e violenza hanno avvelenato la sua famiglia e la sua città e Vance, un politico conservatore, è estremamente critico nei confronti di questa cultura. Gli intellettuali di sinistra e pure i repubblicani hanno apprezzato questo libro, pubblicato nel 2016, ma esso viene acquistato per la maggior parte da lettori left-leaning.

Un titolo ingannevole

Forse la più dolente categoria di libri trasversali è la storia della sfortunata campagna della Clinton. Il libro Shattered: Inside Hillary Clinton’s Doomed Campaign è il resoconto di due veterani del giornalismo come Jonathan Allen e Amie Parnes sulla confusione e sulla disunione che regnava nello staff della Clinton. I politici di tutte le tendenze sembrano interessarsi a questa storia.

Non è successa la stessa cosa invece a The Destruction of Hillary Clinton di Susan Bordo, una professoressa femminista dell’Università del Kentucky. La Bordo sostiene che l’America è semplicemente impreparata ad accogliere una donna con una personalità così forte come quella della candidata democratica. Molti dei commenti su Amazon sembrano condividere questa opinione assegnando ben cinque stelle al libro. Quasi tutti coloro che non sono affatto di quel parere, lo manifestano piuttosto volgarmente assegnandogli una sola stella. Forse molti di loro hanno comprato il libro con la convinzione che la parola “distruzione” del titolo significasse la gioiosa narrazione di un fallimento e non una celebrazione delle virtù del femminismo clintiano.

Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, ha comprato il “Washington Post” e ha voluto un nuovo motto: “La democrazia muore nelle tenebre”. Ma Amazon ha conquistato il mercato del libro anche grazie all’efficienza del suo motore di raccomandazione, che adesso contribuisce ad alimentare il lato oscuro della politica americana. Se Amazon vorrà o potrà fare qualcosa per cambiare questo stato di cose, è ancora da scoprire.

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