Corrado Passera ha deciso di fare l’interventista. Pur non avendo competenze istituzionali, che spettano al Tesoro azionista, l’altro giorno il ministro dello Sviluppo economico ha fatto la voce grossa su Finmeccanica e oggi su Snam. “Sul mio tavolo non c’è alcun progetto di fusione tra Snam e Terna“, ha detto. Un segnale nella stessa direzione l’aveva già dato qualche settimana fa con un’intervista al Sole 24 Ore. In entrambe le occasioni Passera, che sta meditando attentamente sul suo futuro politico post-montiano, è entrato in rotta di collisione con altri esponenti di Governo.
Su Finmeccanica aveva preso apertamente le difese del presidente e ad Giuseppe Orsi, sostenendo che non basta un’iscrizione nell’elenco degli indagati per destabilizzare un’azienda: un modo per dire che, in attesa delle conclusioni dei magistrati che difficilmente potranno essere celeri, non c’era motivo di cambiare la guida della holding pubblica come invece sembra volere il viceministro del Tesoro, Vittorio Grilli.
Su Snam, per la cui separazione da Eni si confrontano due tesi (quella che passa per l’acquisto di Cassa depositi e prestiti e quella che passa attraverso Terna), non è invece scontato l’orientamento del silente Premier, che tiene sempre in grande considerazione gli orientamenti dei mercati.
E i mercati non fanno mistero di vedere le ri-nazionaliazzazioni come fumo negli occhi e preferirebbero che a sborsare quattrini per l’acquisto della rete del gas dell’Eni e a gestirla fosse Terna piuttosto che la Cassa depositi e prestiti. Entro fine mese si vedrà come andrà a finire quando il Governo emanerà l’atteso Dpcm.