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Snam spinge sulla svolta green e alza il dividendo del 5%

Imagoeconomica

L’energia del futuro non sarà soltanto quelle elettrica da fonti rinnovabili, ma anche il gas giocherà la sua parte. “Il gas – ha detto l’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale al 2022 che prevede 5,7 miliardi di investimenti e dividendo in aumento del 5% – non è più solo visto come fonte di transizione ma come un pilastro di un mondo decarbonizzato grazie al rapido sviluppo del gas rinnovabile, come dimostrano le oltre 800 manifestazioni di interesse di allacciamento alla rete per impianti di biometano in Italia e i nuovi progetti di power-to-gas in Nord Europa”. Le fonti da gas rinnovabile sono appunto il biometano, che si ricava dai rifiuti organici e dagli scarti delle attività agricole, l’idrogeno e il power to gas, ovvero la trasformazione di energia eolica e solare in gas sintetico. Sugli impianti che serviranno a produrre l’energia pulita che sarà poi distribuita nelle case e, attraverso le stazioni di servizio, alle automobili, punta il piano di Snam, con un investimento specifico di 200 milioni (nel contesto di un investimento complessivo da 5,7 miliardi, 4,8 dei quali dedicati a sviluppo, sostituzione e manutenzione della rete). L’obiettivo è di ridurre le emissioni di metano del 15% nel 2022 e del 25% nel 2025.

L’auto a gas, secondo l’Ad di Snam, non entra in conflitto con quella elettrica ma va ad intervenire laddove la mobilità elettrica non arriverà a coprire il mercato e consentirà comunque di dimezzare le emissioni di CO2 rispetto agli attuali carburanti. “La domanda della cosiddetta g-mobility ha superato le aspettative: in pochi anni siamo passati da 800 a 1.200 stazioni a metano in tutta Italia e stiamo lavorando per aumentarle ancora”. Da qui al 2030, solo nell’auto a idrogeno in tutto il mondo saranno investiti 280 miliardi di dollari: i veicoli diventeranno tra i 10 e i 15 milioni, con mezzo milione di camion e autoarticolati e 6,5 milioni di abitazioni collegate a energia da idrogeno o da metano. Solo nella realizzazione di impianti di produzione per il biometano, Snam investirà nei prossimi 4 anni 100 milioni di euro, mentre l’intero investimento per la transizione energetica, intesa non solo come rinnovabili ma anche nell’insieme delle nuove tecnologie, raggiungerà gli 850 milioni di euro.

PIANO INDUSTRIALE E TAP CONFERMATO AL 2020

Gli altri investimenti del piano saranno dedicati alla rete, per 4,8 miliardi, e allo stoccaggio per 700 milioni. Un’attività decisiva per gestire le diversità di flussi stagionali rispetto all’energia elettrica. “Eppure la produzione in Europa sta scendendo – sostiene Alverà -: in futuro serviranno 80 miliardi di metri cubi di gas da importare ogni anno, una quantità superiore a quella del solo mercato italiano. Questo significa necessità di importare e di stoccare il gas”. Altro tema toccato dal piano è quello delle aree da dove importare: “Vorremmo diminuire dalla Russia, mentre l’Uk adesso importerà gas dall’Ue e non viceversa. Diventerà decisivo il corridoio Sud-Est, quello che collega con Israele, Egitto, altri Paesi asiatici e Turchia”. Corridoio che verrà garantito dalla TAP (Trans Adriatic Pipeline), la discussa opera che ha recentemente ricevuto il via libera del Governo e che rientra in un altro dei capisaldi del piano, quelle delle attività internazionali, dalle quali Snam conta di ricavare 160 milioni nel 2022: “Sulla TAP posso dire che per noi è sempre importante il dialogo con le comunità locali e continuerà ad esserlo. La TAP porterà vantaggi economici perchè aumenterà la diversificazione delle fonti, nuovi volumi che entrano significano prezzi più bassi. Ora i lavori sono ripresi e l’opera è all’80% completata: confermo che nel 2020 sarà operativa, secondo i piani. Snam ha il 20% di TAP”.

Altro punto chiave del piano è la redditività finanziaria, per la quale Snam ha anche messo in campo un piano di efficientamento dei costi pari a 60 milioni, derivanti soprattutto dalla riduzione dei costi di gestione e dall’ottimizzazione. Quanto ai target, rispetto al 2017 sono tutti in crescita: previsto un aumento dell’Ebitda del 3,5% medio annuo nell’arco di piano; dell’utile netto di oltre il 4% annuo; dell’utile netto per azione (EPS) di oltre il 5% medio annuo nel periodo, beneficiando dell’effetto del programma di acquisto di azioni proprie condotto nel corso del 2018. Il contributo all’utile netto delle consociate italiane e internazionali, dei nuovi business nella transizione energetica e dei nuovi servizi output-based è previsto ammonti a oltre il 25% del totale nel 2022 rispetto al 15% circa nel 2016. Il rapporto debito/RAB è atteso sostanzialmente stabile in arco di piano. Per il solo 2019 Snam si attende un utile netto in crescita di circa il 4% rispetto al 2018 e un livello di indebitamento a fine anno pari a circa 11,7 miliardi con un costo del debito in linea con gli attuali livelli.

DIVIDENDO IN RIALZO

Snam si aspetta di distribuire nel 2019 una cedola complessiva pari a 0,2263 euro per azione e soprattutto stima nell’arco del piano un incremento di oltre il 5% annuo del dividendo. Questo aspetto è piaciuto molto agli investitori: mercoledì mattina Snam è tra i titoli migliori a Piazza Affari, guadagnando a fine mattinata quasi il 2%. La RAB, ovvero il valore degli asset regolati, è attesa a circa 20,4 miliardi nel 2019, mentre l’incremento medio annuo (Cagr) della RAB consolidata 2017-2022 è atteso attorno al 2,5% rispetto al 2% del piano precedente a parità di metodologia di calcolo. Snam entra anche nella finanza green: 3,2 miliardi di linee di credito sindacate verranno trasformate in “sustainable loan” e si valuterà se farle diventare un green bond.

BILANCIO A SETTEMBRE 2018

Snam ha anche pubblicato i conti dei primi nove mesi del 2018, che hanno permesso alla società di sovraperformare rispetto ai target del precedente piano. I ricavi totali sono saliti 1.873 milioni di euro: +56 milioni di euro, +3,1% rispetto ai primi nove mesi del 2017, grazie al proseguimento del piano di investimenti e al contributo delle imprese entrate nell’area di consolidamento. L’utile operativo adjusted è pari a 1.090 milioni di euro (+27 milioni di euro; +2,5% rispetto ai primi nove mesi del 2017), mentre l’utile netto adjusted è a 793 milioni di euro (+38 milioni di euro; +5,0% rispetto ai primi nove mesi del 2017). Questo consentirà di battere le stime di crescita dell’utile per quest’anno, che erano pari a 975 milioni: si toccherà, invece, quota 1 miliardo. Sia la crescita dei ricavi che degli utili derivano soprattutto dall’attività di trasporto. Gli investimenti tecnici dei nove mesi sono stati 564 milioni di euro, meno rispetto ai 683 milioni di euro dei primi nove mesi del 2017). Il flusso di cassa segna 832 milioni di euro, con un indebitamento finanziario netto sostanzialmente stabile a 11.738 milioni di euro, contro gli 11.550 milioni di euro al 31 dicembre 2017). L’esercizio prevede anche un acconto del dividendo 2018, fissato in 0,0905 euro per azione.

Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno sono da segnalare l’acquisizione, per un valore di circa 4 milioni di euro, del 70% di IES Biogas, una delle principali aziende italiane nella progettazione, realizzazione e gestione di impianti per la produzione di biogas e biometano, e in data 25 luglio 2018, per un controvalore di circa 12,6 milioni di euro, del ramo d’azienda dedicato alle soluzioni tecnologiche per stazioni di rifornimento di gas naturale per l’autotrazione di M.T.M., società del gruppo Westport Fuel Systems Inc. Snam ha anche acquistato azioni proprie pari al 2,25% del capitale sociale, per un costo complessivamente pari a 292 milioni di euro. I costi operativi, al netto delle componenti che trovano contropartita nei ricavi, ammontano complessivamente a 277 milioni di euro, in lieve aumento rispetto ai primi nove mesi del 2017 (-5 milioni di euro; pari all’1,8%). Sarà compito del prossimo piano, come annunciato, di ridurli.

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