“South Stream era un investimento di flessibilità delle infrastrutture, non una diversificazione delle fonti: a differenza di Tap, che è una nuova fonte di approvvigionamento, si trattava sempre di gas russo”. Con queste parole Carlo Malacarne, amministratore delegato di Snam, commenta lo stop al progetto del gasdotto annunciato ieri sera dal presidente russo Vladimir Putin.
“Non era mai stato considerato strategico per gli approvvigionamenti – ha aggiunto –, ma era uno strumento di flessibilità per gestire meglio le criticità geopolitiche”. D’altra parte, il manager ha ribadito la strategicità del gasdotto Tap ricordando che “gli investimenti di Snam in Italia per gli allacciamenti di Tap sono già nel piano”.
A fine mattinata il titolo in Borsa di Snam viaggia sulla parità, a 4,24 euro.
Quanto ai consumi di gas, ieri Malacarne aveva fatto sapere che nel 2014 “si attesteranno attorno a 65 miliardi di metri cubi, in calo del 5/6% rispetto al 2013”. La contrazione della domanda di gas, ha continuato l’ad, riflette “la ripresa economica che stenta a decollare”.
Malacarne, infine, ha ricevuto oggi il “Premio Sviluppo Infrastrutture 2014”. La consegna del riconoscimento è avvenuta nel corso dell’XI workshop annuale “Le nuove frontiere dello sviluppo infrastrutturale. Innovazione tecnologica e opportunità internazionali”, che si è svolto a Roma presso l’Auditorium di via Veneto.
Il premio è stato assegnato per le capacità dimostrate nella “gestione della delicata separazione da Eni in una prospettiva di connessione delle reti gas europee”. Dopo la premiazione Malacarne ha preso parte alla tavola rotonda dal titolo “Opportunità di sviluppo nel mercato globale delle infrastrutture”, che ha registrato anche gli interventi di Franco Bassanini (Cassa Depositi e Prestiti), Ernesto Ferlenghi (Confindustria Russia), Riccardo Monti (ICE), Vittorio Ogliengo (Unicredit). Il dibattito è stato moderato dal professor Andrea Gilardoni dell’Università Bocconi.
L’evento ha costituito l’occasione per commentare il Report 2014 sui costi del non fare, promosso da Agici, che quantifica gli effetti economici, sociali e ambientali della mancata o ritardata realizzazione di impianti e infrastrutture strategiche per l’Italia. Nel corso del convegno sono avanzate proposte miranti a stimolare lo sviluppo infrastrutturale semplificando le procedure realizzative, riorganizzando i processi autorizzativi/realizzativi e ridefinendo i ruoli dei diversi soggetti che intervengono nei processi di realizzazione delle infrastrutture: le imprese, il sistema politico, la pubblica amministrazione, i soggetti finanziatori.