Snam sta per annunciare l’acquisizione per 50 milioni di euro del 25% di Emed, società che controlla il gasdotto Ashkalon-Al Arish. Si tratta di un’infrastruttura di grande importanza geopolitica: nota come “il gasdotto della pace”, è lunga 100 chilometri e corre sul fondo del Mediterraneo, collegando la città israeliana di Ashkelon e il terminale egiziano di Al-Arish, sulla costa della penisola del Sinai. La notizia è stata diffusa oggi dal quotidiano la Repubblica, che cita fonti finanziarie.
Il gasdotto era stato aperto nel 2008 per esportare il gas egiziano, ma dall’inizio del 2020 ha invertito la rotta: dopo la scoperta del grande giacimento Leviatan, infatti, Israele è diventato uno dei principali paesi produttori dell’area e fornisce gasi ai vicini dell’Africa settentrionale.
Snam acquisirà la partecipazione dall’azienda energetica thailandese Ptt ed entrerà così nel capitale di Emed al fianco dell’israeliana Delek Drilling e dell’americana Chevron.
L’operazione si inserisce nella strategia espansionistica di Snam, che a inizio 2020 è entrata nella società che gestisce i gasdotti ad Abu Dhabi, mentre la settimana scorsa ha rilevato da Eni il 49,9% della società che controlla i collegamenti tra l’Algeria e la Sicilia, da anni una delle principali fonti di approvvigionamento di gas naturale dell’Italia.
L’obiettivo di Snam, però, non è solo il gas, che sarà fondamentale ancora nei prossimi due-tre decenni per il passaggio alle rinnovabili, ma poi uscirà di scena. I gasdotti serviranno anche per la distribuzione di idrogeno, considerato uno dei vettori per la produzione di energia verde, una volta che i costi di eolico e solare diventeranno più vantaggiosi.
E proprio l’idrogeno è al centro della strategia che Snam ha annunciato lunedì scorso, presentando il piano al 2025 con visione fino al 2030. L’ingresso nel “gasdotto della pace” è quindi un modo per posizionarsi anche nell’area mediorientale, che – come l’Europa – ha già iniziato le manovre per la transizione energetica.