Il decreto per la separazione di Snam da Eni arriverà il 25 maggio. A riferirlo è una fonte finanziaria vicina al dossier, dopo che questa mattina il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, aveva parlato di “tempi brevi per togliere qualsiasi incertezza in capo a due tra le più grandi aziende italiane”.
A scissione avvenuta, la Cassa Depositi e Prestiti acquisirà la quota di controllo nel capitale di Snam. Ma a una condizione: “Se ci sarà richiesto dal Dpcm e ci saranno le condizioni – ha detto oggi il presidente della Cdp, Franco Bassanini, dal direttivo di Assonime – faremo l’operazione in modo da non sottrarre nemmeno un euro alle risorse per l’economia. Intendiamo lavorare perché le società di cui siamo azionisti, tutte strategiche per il Paese, siano in condizione di crescere, svilupparsi e competere sui nuovi mercati. Vale per Eni, Terna e Snam”.
Secondo il Financial Times, con il passaggio di una quota intorno al 30% nelle mani della Cassa, la società che gestisce la rete dei metanodotti verrebbe sostanzialmente rinazionalizzata. Al quotidiano britannico ha replicato direttamente l’amministratore delegato della Cdp, Giovanni Gorno Tempini, che in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato di “critiche infondate” perché “oggi Snam è posseduta al 52% da Eni, che a sua volta è controllata per il 26% da noi e per il 4% dal ministero dell’Economia. A operazione conclusa, le azioni Snam sul mercato saranno assai più numerose di oggi“.
Alla domanda sul perché sia preferibile il passaggio alla Cdp piuttosto che a Terna (di cui la Cassa è già principale azionista con il 29,9%), Gorno Tempini risponde che “Terna dovrebbe investire nel suo core business”, mentre “la Cdp può essere per Snam l’azionista migliore: ha circa tre miliardi di free capital e il suo sistema può attrarre altri capitali privati”.
Quanto all’eventuale esborso per il 30% di Snam, pari a 3,5 miliardi, l’ad replica che “l’impato di cassa a regime sarà neutrale per la Cdp. Non un euro verrà sottratto al finanziamento delle infrastrutture e delle piccole e medie imprese“. Quanto ad un possibile problema con l’Antitrust, considerando che Cdp sarebbe primo azionista allo stesso tempo di Eni e Snam, Gorno Tempini ricorda che “la Cassa non ha rappresentanti nel consiglio dell’Eni”.