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Smart working e salute mentale: triplicati gli aiuti psicologici

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Aumento del lavoro e senso di isolamento. Sono queste le principali, ma non le uniche, cause che hanno fatto esplodere un fenomeno fin qui praticamente inesistente: la richiesta di aiuto psicologico delle aziende per i propri dipendenti “stressati” dallo smart working. A rivelarlo è International SOS, la multinazionale che opera con oltre 10.000 dipendenti in 85 Paesi nel mondo per garantire ai grandi gruppi, ma anche alle Pmi e ai professionisti, la gestione dei servizi medici e di sicurezza. Un’attività completamente esplosa con l’emergenza Covid-19, che ha costretto molte aziende a limitare viaggi e spostamenti oppure a rivolgersi proprio a International SOS: “Alcune tematiche, come la salute, che prima erano gestite solo a livello assicurativo, sono ora gestite anche a livello operativo, che è quello di cui ci occupiamo”, spiega a FIRSTonline Pietro Di Comite, direttore commerciale di International SOS Italia.

International SOS è una sorta di Protezione civile privata, capace di intervenire in tutto il mondo a sostegno della forza lavoro delle imprese clienti, dal management in giù: “Al di là del Covid, che ha fatto aumentare fino a 8 volte le nostre richieste di assistenza, ci occupiamo attraverso 90.000 provider in loco dei servizi medici, che vanno dalla prevenzione, dall’organizzazione del viaggio fino alla cura o al rimpatrio, con assistenza 24/7”. Non c’è solo la salute, ma anche la sicurezza: incidenti stradali, rimpatri o evacuazioni in caso di attentati, colpi di stato, uragani, terremoti. E poi appunto il Covid, che ha sconvolto persino l’organizzazione interna delle aziende: “Sono nati persino i Comitati di crisi nelle aziende, è un nuovo trend come fu quello per la sicurezza dopo le Torri gemelle e il Bataclan”, spiega ancora Di Comite, che scommette che “la salute rimarrà al centro per anni. Solo quest’anno abbiamo affittato 450 aeroambulanze, molte per pazienti sintomatici per Covid”.

Sono molte infatti le aziende che continuano a viaggiare in questo periodo, e possono farlo grazie al supporto che realtà come International SOS mettono a disposizione, ad incominciare dall’informazione tempestiva sulle restrizioni nel Paese di destinazione. Ma c’è anche un universo che lavora in smart working, o per meglio dire in telelavoro, sul quale pure si sono rivolte le attenzioni di International SOS: “Dall’inizio della pandemia -conferma Di Comite – sono triplicate le richieste di assistenza psicologica derivata dall’home working”. I dati sono venuti fuori in occasione di un webinar dal titolo inequivocabile: “Smart working: salute mentale ed effetti a lungo termine”. E parlano di una serie di criticità, che a fronte della maggior autonomia e del cosiddetto wellbeing (ma anche della stessa produttività, in alcuni casi), consistono nell’intensificazione del lavoro, nel senso di isolamento, nell’emergere di disturbi muscolo-scheletrici e nella riduzione di comportamenti che promuovono la salute.

Alla faccia dello smart working come strumento – secondo alcuni – da confermare nella “nuova normalità”, questo ha finito per determinare addirittura richieste di aiuto psicologico: “Dipende molto dal tipo di azienda – rivela Di Comite -. Ci sono aziende che non hanno mai smesso di viaggiare, ma grandissima parte della forza lavoro e del management si sono ritrovati in smart working. Ci sono in questi mesi arrivate diverse richieste di aiuto psicologico. Come funziona? Le aziende ci chiamano e li mettiamo in contatto con uno psicologo. Rientra anche questo nel nostro servizio di assistenza medica”.

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Categories: Lavoro