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Slovenia: positivi export e investimenti, ma attenzione al possibile downgrade

Negli scorsi giorni, Intesa SanPaolo S.p.A., tramite il proprio economista del Servizio Studio e Ricerche Antonio Pesce, ha pubblicato un interessante documento dal titolo “Slovenia – Focus Economia”.

Negli ultimi anni la Slovenia è stata caratterizzata da una forte instabilità politica, in poco più di tre anni si sono alternati tre diversi governi. A luglio 2014, si è insediato il governo di Miro Cerar grazie al sostegno della coalizione di centro-sinistra (52 su 90 seggi).

Da segnalare sul piano delle relazioni internazionali è il delicato rapporto che la Slovenia ha con la Croazia. Se da una parte si assiste a un affievolimento della disputa sul confine marittimo, dall’altra non si registrano miglioramenti su importanti questioni non ancora risolte, in particolare l’attribuzione delle spese per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’impianto nucleare di Krsko in Slovenia di cui la Croazia è comproprietaria.

L’economia slovena mostra lievi segni di miglioramento. Nel 2009 la Slovenia subì una profonda recessione (PIL: -8%), nel 2010-2011 la ripresa economica è stata anemica (crescita del Pil reale rispettivamente pari a 1,3% e 0,7%). Fino al 2011 la crescita era stata sospinta in particolare dalla domanda estera, nello specifico proveniente da UE e mercati balcanici. Nel 2012 alla contrazione della domanda interna si è aggiunto l’indebolimento della domanda estera dovuta all’intensificarsi della crisi dell’Eurozona.

Il calo della domanda ha riportato l’economia in uno stato di recessione (-2,5%), che poi è andata riducendosi nel 2013 (-1,1%). Nel 2014 la dinamica tendenziale favorevole delle esportazioni (4,9% e 5,2%) fa ben sperare e ha sostenuto nel primo e secondo trimestre una crescita del PIL pari a 2,1% e 2,9% anno su anno rispettivamente nei due trimestri. Segnali positivi vengono anche dalla misura degli investimenti che sono tornati a crescere a un tasso del 5%, mentre la dinamica interna della domanda per consumi è stata ancora modesta.

I dati economici ad alta frequenza successivi al 1° semestre segnalano una fase ciclica ancora positiva, sebbene in un contesto congiunturale fragile per la debolezza della domanda interna.

Tutti questi elementi portano Intesa SanPaolo a prevedere una crescita del Pil dell’1,5% quest’anno: in particolare questa variazione sarà frutto soprattutto della domanda estera, in misura ridotta del contributo fornito alla dinamica del Pil dall’incremento degli investimenti, e in misura negativa dai contributi della domanda per consumi sia essa pubblica o privata.

L’inflazione media è scesa progressivamente durante il  2013 (dato medio dell’anno 1,9%), nel 2014 non si prevede inversione del trend, anzi da gennaio ad ottobre l’inflazione media è pari allo 0,6%. Il debito pubblico ha avuto negli ultimi anni un trend crescente, passando dal 46,9 nel 2011 al 54,4 nel 2012. Dal 2012 al 2013, a causa anche delle misure one-off, volte alla ricapitalizzazione di diverse banche del paese,  il debito pubblico è salito al 71,7 % del PIL. Tali misure erano state previste all’Interno dell’Asset Quality Review conclusa a dicembre scorso, la quale stimava un fabbisogno di ricapitalizzazione delle banche slovene pari a circa 3,6 miliardi di euro di cui 3,4 per le banche controllate dallo stato e più di 200 milioni per costituire il capitale della Bank Asset Management Company (BAMC) utile ad alleggerire il carico dei Nonperforming loans sul sistema bancario.

Ipotizzando una crescita del Pil nominale del 3,8% nel lungo periodo, stime del FMI prevedono che la Slovenia al fine di non superare i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht debba tenere un deficit non oltre il 2,2%.

Il governo ha previsto di ridurre il deficit pubblico gradualmente ed avere nel 2015 un deficit pari a 2,4% del Pil, ciò sarà possibile solo grazie ad un avanzo primario positivo pari allo 0,9% ed alla vendita di alcune aziende statali tra cui il più grande operatore di telecomunicazioni, Telekom Slovenije, la seconda banca, Nova Kreditna Banka Maribor (Nova KBM), l’aeroporto di Lubiana e la compagnia aerea nazionale, Adria Airways.

Per quanto riguarda la competitività secondo il Global Competitiveness Index, calcolato dal Word Economic Forum, non sembrano esserci miglioramenti. La Slovenia sconta: difficoltà di accesso al credito, sistema burocratico poco efficiente e la rigida regolamentazione del mercato del lavoro. Da segnalare positivamente è la qualità del sistema di istruzione.

I fattori di rischio per la Slovenia sono principalmente due: il basso grado di diversificazione dell’economia e le condizioni di liquidità delle banche slovene.

Per il primo fattore basta segnalare un dato: il 40% del totale dell’export è dovuto alla produzione di macchinari e mezzi di locomozione. Per il secondo fattore di rischio, si evidenzia che negli ultimi anni, a causa della consistenza dei NPL (circa il 14%, stima sui dati di Banca Centrale), la base di capitale dei maggiori istituti creditizi sloveni si è deteriorata e il sistema bancario, soprattutto le banche controllate direttamente o dallo Stato, si trova a gestire una difficile condizione di liquidità. La Slovenia sta cercando di ridurre o, meglio, annullare il secondo fattore di rischio tramite le misure previste nell’Asset Quality Review.

Per l’agenzia S&P il Paese rientra nella classe A-, mentre è più prudente la valutazione sia di Fitch (BBB+) che di Moody’s (Ba1). Secondo quanto evidenziato dalle agenzie di rating, i prossimi giudizi saranno fortemente condizionati, oltre che dalla stabilità politica del Paese, anche dall’effettiva attuazione del piano di riforme nazionali approvato dal Governo a maggio dello scorso anno, in particolare le privatizzazioni

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