Come indicato nel focus di Intesa Sanpaolo, alla profonda recessione del 2009 (-8,0%), in Slovenia ha fatto seguito nei due anni seguenti una ripresa economica insufficiente, con la crescita del PIL reale assestatasi rispettivamente a 1,2% e 0,6%. Fino all’inizio del 2011 il recupero era stato spinto da una ripresa della domanda estera, in particolare dalla UE e dai mercati balcanici. Tuttavia, la forza propulsiva di questi mercati si è fortemente ridotta con l’intensificarsi della crisi dell’Eurozona, così che nel 2012 la debolezza della domanda estera si è aggiunta alla contrazione della domanda interna, sulla quale hanno pesato i tagli alle retribuzioni dei pubblici dipendenti, l’elevata disoccupazione e il consistente servizio del debito che le famiglie e le imprese devono sostenere per via dell’elevato indebitamento accumulato negli ultimi anni. Il PIL è diminuito del 3,0% nel 4° trimestre del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo le stime, nel corso del 2012 il PIL è diminuito del 2,3%, con la domanda estera netta a rappresentare l’unica voce della contabilità nazionale capace di fornire un contributo positivo alla dinamica del PIL, ma solo per effetto della forte contrazione delle importazioni. La domanda interna ha, infatti, segnato una contrazione del 5,7%, a causa della dinamica negativa della spesa sia per consumi finali (-2,6%), sia per investimenti (-17,8%), in particolare in costruzioni e infrastrutture (-18,5% nel quarto trimestre del 2012), penalizzati dalle condizioni sfavorevoli sul mercato del credito.
Negli ultimi anni, a causa del deterioramento dei crediti inesigibili, che costituiscono circa il 14% dei prestiti concessi dalle banche locali, la base di capitale dei maggiori istituti creditizi sloveni si è deteriorata e il sistema bancario sloveno, soprattutto le banche controllate direttamente o indirettamente dallo Stato, si trova a gestire una difficile condizione di liquidità. Dal lato dell’offerta tutti i comparti produttivi hanno segnato una contrazione nel 2012: il settore edile ha subito il maggior calo (-11,6%), seguito dal comparto alimentare e forestale (-5,8%), penalizzato anche da variabili stagionali sfavorevoli, e dal settore finanziario assicurativo (-2,2%), mentre è stata più contenuta la contrazione del manifatturiero (-0,9%).
In questo contesto, la debolezza economica registrata nel 2012 è proseguita anche nei primi mesi del 2013, quando le vendite al dettaglio si sono contratte del 10% in termini reali, penalizzate da un tasso di disoccupazione prossimo al 13%. Considerate le prospettive di una dinamica economica ancora negativa nell’Eurozona durante il 2013 e tenuto conto dell’orientamento restrittivo della politica fiscale in Slovenia per consolidare i conti pubblici, si prevede che la recessione dell’economia slovena si prolunghi per tutta la durata di quest’anno, benché orientandosi su un sentiero di recupero (-1,6%). Nelle migliori previsioni, la dinamica economica potrebbe registrare performance positive verso la fine del 2013 prima di consolidarsi durante il prossimo anno, quando il PIL potrebbe segnare una crescita intorno a 1,0%. Ma permangono forti rischi verso il basso connessi soprattutto alla debolezza del sistema bancario. Ciò si ripercuote nei sistemi produttivi in virtù di un basso grado di diversificazione dell’attività economia, dove la produzione di macchinari e mezzi di locomozione domina con il 40% circa del totale export.
Ecco allora che le difficoltà di accesso al credito, il sistema burocratico poco efficiente e la rigida regolamentazione del mercato del lavoro richiamano la necessità di riforme tempestive, mentre la qualità del sistema dell’istruzione rappresenta ancora uno dei punti di forza del paese.