Nell’incontro di mercoledì al ministero del Lavoro, i rappresentanti di Sky Italia e dei sindacati non hanno raggiunto alcun accordo sul piano industriale della società. A questo punto si profila il licenziamento per 102 dipendenti della controllata italiana del gruppo targato Rupert Murdoch. A gennaio erano 571, poi sono arrivate soluzioni consensuali per 469 dipendenti (l’82%).
LA POSIZIONE DELL’AZIENDA
Da parte sua, Sky Italia conferma che “affronterà con senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori anche la fase successiva all’incomprensibile chiusura delle organizzazioni sindacali nel negoziato relativo al proprio piano di trasformazione industriale che ha portato, ieri a tarda sera, alla conclusione con un mancato accordo della procedura al Ministero del Lavoro”.
Il 17 gennaio scorso l’azienda aveva annunciato “la necessità di fare efficienza per rispondere con risorse adeguate a un contesto industriale e tecnologico in rapida evoluzione, intervenendo sulle attività ormai obsolete o duplicate, riducendo la frammentazione geografica e concentrando gli investimenti in infrastrutture tecnologiche presso l’Hub di Milano Santa Giulia”.
Sin dal principio, Sky Italia “è sempre stata trasparente e aperta al dialogo con i propri dipendenti e tutte le organizzazioni sindacali – prosegue la nota – arrivando alla firma di un accordo collettivo con i giornalisti il 6 aprile e scegliendo di offrire analoghe condizioni individuali anche a quadri e impiegati, a fronte dell’indisponibilità delle organizzazioni sindacali ad aprire un reale confronto. In questo modo, dall’iniziale numero di 571 lavoratori impattati dal piano, si sono trovate soluzioni consensuali per 469 dipendenti (pari all`82%) grazie a cospicui incentivi al mutamento volontario di sede o all’uscita e grazie a ricollocazioni interne ed esterne”.
Per gli altri lavoratori, “la posizione di chiusura delle organizzazioni sindacali – tenuta anche nelle ultime ore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, alla presenza anche dei rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico e delle Regioni Lazio e Lombardia – ha purtroppo compromesso la possibilità di giungere a un accordo costruttivo”.
Sky Italia, infine, si impegna “a mettere comunque a disposizione delle persone coinvolte nelle procedure di licenziamento collettivo strumenti di mitigazione sociale e opportunità di ricollocamento”.
LA REPLICA DEI SINDACATI
I sindacati rispondono che “l’azienda non ha voluto superare i licenziamenti nonostante i risultati economici e le molte proposte alternative presentate dalle organizzazioni sindacali, affermando così la ‘licenziabilità’ e confermando una gestione del personale senza vincoli sociali”, si legge in una nota di Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazione.
“L’ipotesi di trasferimento parziale dei lavoratori di Roma per rispondere alle esigenze organizzative – continuano i sindacati – non è stata considerata sufficiente, perché escludeva una platea di lavoratori con tutela di legge. La procedura di licenziamenti, infatti, impatta su molti dipendenti in legge 104/92, donne in maternità, disabili e congedi straordinari”.
“A nulla è servita – conclude la nota – la nostra proposta di riduzione a part-time per 28 persone, smart working, esodo in pensione per chi aveva raggiunto i requisiti di legge”. Sono state convocate per oggi le assemblee con i lavoratori, “per rilanciare la mobilitazione e procedere con la tutela legale per chi è stato inserito in procedura di licenziamento”.