Il sito Inps è andato subito in tilt. Troppe domande: molte più di quelle che i tecnici si aspettavano. Da mercoledì primo aprile, infatti, partite Iva e lavoratori autonomi possono inoltrare – attraverso la piattaforma informatica dell’Istituto di previdenza – la richiesta per ottenere l’indennità da 600 euro introdotta dal governo con il decreto Cura Italia. Questi soldi dovrebbero coprire (in parte) i guadagni persi a marzo per l’epidemia di coronavirus.
Il problema è che, già dalla mezzanotte, molti utenti hanno avuto difficoltà ad accedere al sito Inps. Alcuni non sono nemmeno riusciti a visualizzare la pagina, mentre altri hanno faticato a navigare fra le sezioni per inviare la domanda seguendo le istruzioni pubblicate nei giorni scorsi dallo stesso Istituto. Il motivo? Semplice: eccesso di traffico. Un numero elevatissimo di persone sta cercando di effettuare la stessa operazione nello stesso momento, mettendo sotto pressione i server su cui poggia il sito Inps. Che quindi, come dicono gli informatici, va continuamente in crash.
“Dall’una di notte alle 8.30 circa abbiamo ricevuto 300mila domande – ha detto all’Ansa Pasquale Tridico, presidente dell’Inps – Adesso stiamo ricevendo 100 domande al secondo. Una cosa mai vista sui sistemi dell’Inps, che stanno reggendo, sebbene gli intasamenti siano inevitabili con questi numeri”.
Ma non è finita: dalla tarda mattinata molti utenti hanno iniziato a segnalare anche “scambi di persona”, con accessi che risultano effettuati con nomi diversi da quelli dei richiedenti. In altri termini, chi pensa di entrare nella propria area personale si ritrova davanti i dati sensibili di altri contribuenti a caso. Un danno gravissimo in termini di privacy.
Ma come mai così tanta gente sta cercando d’inviare la domanda nel minor tempo possibile? Il sospetto è che gli italiani non si fidino: pensano che l’indennità sarà garantita solo a chi ne ha fatto richiesta più rapidamente, mentre per i ritardatari i soldi non basteranno.
In passato, effettivamente, diversi bonus e sussidi sono stati erogati con questa logica del “click day”, o meglio del “fino a esaurimento scorte”. Ma non è questo il caso: “Non c’è fretta – rassicura Tridico – Le domande si potranno continuare a inviare per tutto il periodo della crisi, anche perché il Governo sta varando un nuovo provvedimento sia per rifinanziare le attuali misure sia per introdurne altre”.
Peccato che martedì sera – proprio sul sito Inps – sia comparsa una comunicazione di segno opposto: c’era scritto che le domande sarebbero state valutate in ordine cronologico, fino al raggiungimento del tetto di spesa che il decreto del 17 marzo fissa a quota 3 miliardi. Dopo di che, l’informativa è sparita e Tridico si è affrettato a smentire. Ma ormai la pulce era entrata nell’orecchio di 5 milioni di autonomi e partite Iva.