Secondo i dati della società di ricerca IDC, il mercato mondiale dei sistemi operativi per smartphone, nel secondo quadrimestre del 2013, è letteralmente dominato da Android (sviluppato da Google), con una quota vicinissima all’80 per cento. Apple, con il suo iOS, si deve accontentare di un pur distintivo 13 per cento, mentre Microsoft e BlackBerry sono fermi rispettivamente a 3,7 e 2,9. Insomma, oltre a questi nomi, sembrerebbe proprio che non ci sia davvero lo spazio, nè un terreno fertile per nessuna nuova iniziativa.
Eppure a molti ingegneri del settore delle telecomunicazioni, il coraggio non è mancato. Lo dimostrano i vari progetti di sistemi embedded per smartphone che hanno come comun denominatore, proprio quello dell’open source che tanta fortuna ha portato allo stesso Android. Dopo anni di lavoro i progetti sono diventati realtà e ad oggi si presentano ai nastri di partenza quasi tutti nella loro versione definitiva. C’è Firefox OS di Mozilla, lo sviluppatore del noto browser per Internet; poi Sailfish OS di Jolla, la società finlandese degli “ex-Nokia”; Tizen, che vede impegnati Samsung, Intel e fondazione Linux; quindi Ubuntu di Canonical Ltd, l’azienda britannica dell’imprenditore sudafricano Mark Shuttleworth.
Tra tutti forse è Firefox OS ad essere nella sua fase di mercato più matura, tanto è vero che è gia possibile acquistare, almeno nel nostro Paese, un cellulare equipaggiato con tale sistema operativo. Si tratta dell’Alcatel One Touch Fire, in vendita sul sito TIM.it. Più o meno allo stesso punto è arrivato Sailfish OS, poichè Jolla permette di ordinare l’unico (per ora) dispositivo con a bordo il suo sitema operativo direttamente online. Ubuntu for phones è invece ancora in fase di test, ma gli sviluppatori possono già scaricarlo e installarlo sui terminali “Galaxy Nexus” e “Nexus 4/7/10” (al momento è garantito il funzionamento solo su questi modelli). Per quanto riguarda Tizen, non si può ancora dire che sia pronto, ma chiunque sia in grado di contribuire allo sviluppo del software, può sicuramente sbirciare nei meandri del funzionamento della piattaforma.
In questo scenario ci sono da notare alcune posizioni strategiche: quella di Samsung e quella dell’HTML5. Samsung ha i piedi in più staffe e il suo business ne risente positivamente proprio grazie alla diversificazione. Basti guardare nuovamente i dati di IDC, che la vedono in cima alla classifica degli smartphone venduti nel mondo: Samsung infatti produce sia terminali che supportano Android, sia Tizen, sia Ubuntu, sia Windows Phone. Per non parlare dei componenti hardware forniti ai concorrenti. Già da sola, questa situazione, garantisce all’azienda coreana un vantaggio non indifferente in termini di possibilità di scelta delle strategie di marketing. Inoltre, la sua presenza all’interno dei consorzi e delle alleanze che sviluppano gli stessi sistemi operativi (LiMo/Tizen), facilita qualunque tipo di previsione a breve e lungo termine sugli scenari del futuro. Considerazione che spinge i più maliziosi a vedere un conflitto d’interessi non certo trascurabile.
Discorso completamente diverso, dal punto di vista dell’utente finale, va fatto per l’HTML5. La sua adozione da parte di tutti i sistemi operativi citati fa ben sperare nell’ottica del processo di snellimento e semplificazione del linguaggio delle pagine web, anche a vantaggio della rapidità di navigazione tramite dispositivi mobili. Epilogo non scontato di una diatriba nata qualche anno fa tra W3C (World Wide Web Consortium, il consorzio che standardizza i linguaggi delle pagine web) e il gruppo che lavorava ad HTML5. L’affermazione di questo linguaggio rappresenta inoltre un vero passo in avanti per la convergenza tra computer, cellulari, tablet ed altri dispositivi (Ubuntu punta praticamente tutto su quest’ultimo aspetto).
Microsoft e BlackBerry, in questo campo, hanno già subito il sorpasso da parte di una realtà nata dall’open source, Android, che ora domina il mercato, pertanto è probabile che abbiano già in mente misure adeguate per contrastare la ripetizione di tale fenomeno. Windows si è legato a doppio filo con Nokia che è forse l’azienda che vanta più esperienza nel settore, BlackBerry invece ha puntato sui ruoli chiave del suo organigramma. Anche tra i nuovi nati però si studia la mossa vincente: Jolla, ad esempio, supportando le applicazioni Android sul proprio terminale, ha intuito che la strategia migliore è quella di prendere al lazo il toro e, quantomeno, farsi aprire la strada finchè potrà camminare sulle sue gambe.
La battaglia è aperta, che vinca il migliore!