Sirti, società leader nel mercato delle infrastrutture con 3.692 dipendenti in tutta Italia, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 833 di loro, cioè una percentuale del 20% sul totale. Un dipendente su cinque dell’azienda è dunque a rischio, dopo l’incontro di giovedì 14 febbraio tra i vertici societari e i sindacati in Assolombarda. “Tutto questo mentre aspettiamo il boom economico annunciato dal Governo”, ha commentato ironicamente il segretario generale di Fim Cisl, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli. “L’impatto maggiore coinvolgerà la business unit TELCO, che riguarda le reti di accesso, manutenzioni, radiomobili, reti civili e fibra”, ha aggiunto il sindacalista. L’azienda fu acquisita nel 2016 al 100% del capitale e del debito a lungo termine da parte di Pillarstone, società controllata dal fondo KKR specializzato in ristrutturazioni aziendali. Una scelta, quella della cessione soggetta all’ex-articolo 67, dovuta alla situazione pre-fallimentare in cui versava il Gruppo.
“Riteniamo inaccettabile la presa di posizione dell’azienda – ha detto Bentivogli -, che davanti ad una diminuzione del volume di affari del gruppo, non trova altra soluzione che scaricare le perdite sui lavoratori con l’annuncio di licenziamento collettivo senza aver esplorato attraverso un negoziato con le organizzazioni sindacali soluzioni sostenibili per impresa e lavoratori. Chiediamo che il Governo intervenga subito, serve un tavolo di confronto per trovare una soluzione condivisa. E’ inaccettabile che 833 dipendenti e le loro famiglie si ritrovino dall’oggi al domani senza lavoro e prospettiva. Il Governo esca dalla politica degli annunci e si cominci ad occupare seriamente di lavoro. Quella di Sirti è una crisi figlia anche delle politiche al massimo ribasso sui contratti pubblici di manutenzioni delle reti e sulla quale il Governo deve intervenire. Non si possono mettere soldi pubblici per il reddito di cittadinanza e dall’altra parte, con le gare al massimo ribasso, creare le condizioni per mettere in crisi il lavoro”.
Il coordinamento nazionale del Gruppo di Fiom, Fiom, Uilm, ha deciso lo stato di agitazione per tutti i siti del gruppo su scala nazionale, con sciopero delle reperibilità, reperibilità e tempi di viaggio, straordinari e 4 ore di sciopero a partire dalla settimana prossima in concomitanza con le assemblee nei vari siti del gruppo in Italia.