La via di Damasco è lunga e irta di pericoli. Se, da una parte, ad accelerare il percorso vi sono le insistenti accuse di uso di armi chimiche da parte del governo, dall’altra il niet russo potrebbe porre qualche ostacolo in più.
L’ultimo a esprimersi sulla questione siriana è stato il segretario di Stato americano John Kerry: “L’attacco con armi chimiche di mercoledì 21 agosto in Siria ha sconvolto la coscienza del mondo – ha detto -. E’ stato indiscriminato e su larga scala. L’uccisione di civili è un’oscenità dal punto di vista morale. L’uso di queste armi come il tentativo di coprirne il ricorso offende tutta l’umanità”. Kerry ha poi aggiunto che “il presidente Barack Obama ritiene che chi ne è responsabile debba essere chiamato a risponderne”.
Per il segretario di Stato Usa il regime siriano ha “qualcosa da nascondere”. Gli alleati stanno valutando “ulteriori informazioni” su quanto è accaduto: “Il numero delle vittime riportato, i sintomi riferiti, i racconti da parte di organizzazioni umanitarie su terreno indicano che queste immagini sono un urlo nei nostri confronti, sono state utilizzate armi chimiche in Siria”.
La questione siriana si abbatte ancora una volta sui già tormentati rapporti tra Stati Uniti e Russia. Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che l’incontro previsto con Mosca sarà rinviato. La decisione è messa in relazione alla necessità di elaborare una risposta adeguata all’uso delle armi chimiche in Siria.
Il meeting era in programma per domani a L’Aia. Si puntava a discutere il progetto di una conferenza di pace per porre fine alla guerra civile in Siria. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ha però annunciato il rinvio a causa delle “consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata dopo l’attacco con armi chimiche in Siria, il 21 agosto”.
Si sarebbero dovuti incontrare Wendy Sherman, sottosegretario per gli affari politici al Dipartimento di Stato, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Siria Robert Ford, e i ministri russi Gennady Gatilov e Mikhail Bogdanov.
Intanto l’Iran, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, ha ribadito che un attacco alla Siria avrebbe “gravi conseguenze in tutta la regione mediorientale”. Teheran chiede una soluzione politica che non comporti l’attacco.
Ma l’aggressione, se mai ci sarà, avrà “portata e durata limitate”, riporta il Washington Post. Secondo la testata americana il presidente Barack Obama starebbe valutando una guerra lampo di due giorni con missili lanciati dal mare contro target militari non legati direttamente all’arsenale chimico.