Ormai dovrebbe essere questione di ore. Gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare il regime di Assad, accusato del massacro avvenuto lo scorso 21 agosto alla periferia di Damasco. “Sui responsabili di questo spaventoso uso di armi chimiche non ci sono dubbi – ha sentenziato Il vice presidente americano, Joe Biden – si tratta del regime siriano. Il presidente Obama pensa, e lo penso anch’io, che chi utilizza armi chimiche contro uomini, donne e bambini senza difese debba renderne conto”.
Sulla stessa linea la Gran Bretagna. Il premier inglese David Cameron ha parlato ieri sera al telefono con Obama e “i due leader si sono trovati d’accordo sul fatto che tutte le informazioni disponibili confermano che un attacco con armi chimiche è avvenuto – si legge in una nota di Downing Street –. Entrambi hanno convenuto che non c’è alcun dubbio sulla responsabilità del regime di Assad”.
Secondo il Washington Post, il governo americano potrebbe rendere pubblico domani parte del dossier dei servizi d’intelligence che dimostra le responsabilità siriane. Si tratterebbe d’intercettazioni radio. Intanto, il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha rivelato che gli Usa hanno “posizionato degli elementi per essere in grado di rispondere a ogni opzione scelta dal presidente. Noi siamo pronti ad andare”.
Secondo l’Nbc, l’intervento dovrebbe partire al più presto giovedì e non dovrebbe durare più di tre giorni. Con ogni probabilità saranno lanciati missili da crociera Tomahawk dai quattro caccia torpedinieri al largo della Siria, come hanno riferito fonti dell’amministrazione Obama. Dalla Casa Bianca e dal Dipartimento di Stato, tuttavia, sottolineano che Obama “non ha ancora preso una decisione” formale.
In ogni caso il governo americano ha già escluso l’invio di “truppe di terra”, spiegando che l’eventuale attacco “non sarebbe destinato a destituire il regime” di Assad.
Ieri il presidente François Hollande ha fatto sapere che anche la Francia “è pronta a punire” i responsabili del massacro siriano. Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha comunicato invece che l’Italia non prenderà parte a un intervento “al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, senza il quale non arriverà nemmeno il via libera all’uso delle basi militari. Ma anche con il via libera dell’Onu “la partecipazione italiana non sarebbe automatica”.
La Russia, contraria all’attacco, ha lanciato un avvertimento attraverso il ministero degli Esteri Sergei Lavrov: una soluzione militare in Siria destabilizzerebbe il paese e tutto lo scacchiere del medio oriente.
Dall’Iran arrivano invece minacce esplicite. L’agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d’elite dei Pasdaran, cita un’alta fonte delle forze armate siriane: “Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele”.
Sul piede di guerra anche Hezbollah: “Un attacco occidentale di vaste dimensioni trascinerà immediatamente il Libano in una guerra da inferno contro Israele”, scrive il Daily Star citando fonti vicine al gruppo guidato da Hassan Nasrallah.