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Siria ed Egitto, se la primavera diventa autunno

Il 2011 è passato alla storia come l’anno delle primavere arabe. Speriamo che il 2012 non diventi già l’autunno, ma i segnali che giungono da alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente non sono rassicuranti. 

SIRIA – Da 15 mesi il popolo siriano è in rivolta contro il dittatore Basahr al Assad e il bilancio delle vittime ha raggiunto le 14.400 persone. Lo riporta oggi l’Osservatorio siriano per i diritti umani, confermando l’appello ribadito negli ultimi giorni da Amnesty International: è necessaria una reazione “urgente e decisiva” della comunità internazionale. Roma ha dato una prima risposta, approvando in Senato il decreto legge sulla partecipazione italiana alla missione di osservatori militari dell’Onu, con 260 voti favorevoli. Ora il provvedimento deve ottenere il via libera dalla Camera e se passerà, prevede una copertura di circa 800mila euro che verrà reperita dai fondi 2012 per la missione in Libano. Nel frattempo la Francia ha invocato il capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite chiedendo di intervenire con la forza in Siria. La Russia, che con il suo veto ha più volte evitato l’intervento in Siria, ha oggi respinto le accuse di Usa e Francia di vendere le armi al regime per reprimere le rivolte. 

EGITTO – Il consiglio supremo delle forze armate ha appena dichiarato di aver “ripreso il controllo del potere legislativo in Egitto”. Così i militari tornano al comando, poche ore dopo la decisione della Corte suprema di Giustizia che ha invalidato le scorse elezioni legislative e ha sciolto le camere elette. I giudici hanno dichiarato incostituzionale la legge elettorale che attribuisce un terzo dei seggi in Parlamento al partito maggioritario e la legge che stabilisce l’impossibilità per gli esponenti del vecchio regime di Mubarak di candidarsi in politica. In questo modo la Corte ha aperto le porte alla candidatura alle Presidenziali di Ahmed Shafiq, ex-premier sotto Mubarak. Eppure i giudici hanno anche detto che tutte le leggi fin qui adottate resteranno valide: quindi in teoria anche l’Assemblea costituente, eletta dai Parlamentari qualche giorno fa e incaricata di redarre la nuova Costituzione. Secondo il candidato islamico moderato, sconfitto alle presidenziali egiziane, Abdel Moneim Abul Fotouh, si tratta di un vero e proprio golpe. “Mantenere il candidato militare, rovesciare il Parlamento eletto e dare alla polizia militare la facoltà di arrestare i civili”, ha dichiarato Foutouh “è un colpo di Stato completo”. 

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Tags: EgittoSiria