Alle sei della sera di martedì 9 luglio, su San Candido, la cittadina della Val Pusteria dove Jannik Sinner è nato il 16 agosto del 2001, è calato il sipario e metaforicamente si è spenta la luce che anima sempre la piazza principale. Davanti agli schermi televisivi, dove turisti e residenti si sono accalcati e non hanno mai fatto mancare il oro incoraggiamento al fuoriclasse italiano, si era capito da tempo che per Jannik, pallido come un cencio, non era giornata. Ma fino all’ultimo tutti hanno sperato nel miracolo. Quando a Wimbledon la sconfitta è diventa inesorabile, il silenzio ha avvolto la piazza. Ma quando un campione dà tutto e lotta fino alla fine anche se sta male, l’amore per Sinner diventa ancora più grande. Racconta il titolare di uno dei bar della piazza centrale di San Candido dove il padre del fuoriclasse va spesso a prendere il caffè: “Oggi siamo tutti tristi ma Jannik si è dimostrato un campionissimo anche quando sta male e quando perde: poteva ritirarsi e non l’ha fatto, si è complimentato con Medvedev e si è tranquillamente presentato in conferenza stampa per spiegare cosa gli era successo”. Un campionissimo che San Candido adora. Come tutta l’Italia.
Sinner, quando il tennista n.1 al mondo perde, su San Candido cala il buio ma l’amore diventa più grande
Di fronte alla sofferenza e alla sconfitta di Jannik Sinner a Winbledon sulla sua San Candido è calato il buio ma i suoi tifosi lo amano ancora di più