Sfumano, almeno per ora, le nozze tra la Philip Morris e Altria, la società del tabacco che produce le famose Marlboro ma che soprattutto ha in portafoglio il 35% di Juul, la società che fino a pochi mesi fa veniva vista come l’astro nascente nel settore delle sigarette elettroniche e che oggi è sotto accusa per l’epidemia vaping (infiammazioni polmonari) negli Stati Uniti.
Il matrimonio, il cui valore era stato stimato in 200 miliardi di dollari, avrebbe dovuto creare il più grande colosso del tabacco al mondo e riunire le due aziende nate dalla costola di Philip Morris Usa e separate 10 anni fa.
Le trattative andavano avanti da mesi, ma nelle ultime settimane Philip Morris avrebbe deciso di fare un passo indietro in seguito alla stretta delle autorità americane sulle sigarette elettroniche. Meglio aspettare e vedere cosa succederà.
Nei giorni scorsi la procura federale di San Francisco ha aperto un’inchiesta penale su Juul mentre tra i giovanissimi l’epidemia del “vaping” continua a diffondersi. Negli ultimi mesi sono infatti venute alla luce misteriose malattie polmonari tra i consumatori di sigarette elettroniche, con 530 casi confermati e otto decessi su scala nazionale riportati dal Center for Disease Control and Prevention federale.
Ieri lo stato del Massachusetts ha deciso di vietare per quattro mesi per la vendita di sigarette elettroniche sulla scia di quanto già fatto nello Stato di New York e in Michigan.
Nel frattempo, il Ceo di Juul, Kevin Burns ha rassegnato le sue dimissioni e sarà sostituito da C.K. Crosthwaite