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Siena, le dispute sulle nomine del Monte dei Paschi provocano le dimissioni del sindaco Ceccuzzi

Le interminabili dispute all’interno del Pd senese per le nomine ai vertici di Mps e della Fondazione provocano la crisi politica della città d del Palio: si dimette il sindaco Ceccuzzi, che aveva portato Profumo e Viola alla guida della banca e preparava il ribaltone in Fondazione, e avanza l’ipotesi di commissariamento del Comune – Per Siena finisce un’era

Siena, le dispute sulle nomine del Monte dei Paschi provocano le dimissioni del sindaco Ceccuzzi

Il Monte dei Paschi fa saltare il sindaco. L’onda lunga delle polemiche interne al Pd della città del Palio sulle nomine in banca e nella Fondazione ha provocato nel weekend le dimissioni del sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi (Pd) che è stato il promotore del rinnovamento ai vertici di Mps con l’arrivo di Alessandro Profumo alla presidenza e di Viola nel ruolo di amministrartore delegato. Malgrado Ceccuzzi fosse stato eletto sindaco l’anno scorso con il 54,71% dei voti, sabato sera il primo cittadino di Siena ha dovuto prendere atto “con rammarico che nel Consiglio Comunale non esiste più la maggioranza uscita dal responso elettorale di dodici mesi fa”. I pd ex Margherita, che il 27 aprile avevano già fatto mancare i voti al sindaco per l’approvazione del bilancio comunale, erano pronti a presentare una mozione di sfiducia per mettere alle corde Ceccuzzi. Gli ex margheritini rimproverano al sindaco essenzialmente due cose: 1) aver messo indirettamente in un angolo nei nuovi assetti di comando della banca un ras della città come il presidente del consiglio regionale toscano Alberto Monaci; 2) promuovere il ricambio anche al vertice della fondazione con la defenestrazione del presidente margheritino uscente Gabriello Mancini.

Al di là delle beghe tipicamente senesi all’interno del Pd della città del Palio, il caso Mps è destinato a fare riflettere perché è la punta dell’iceberg di un rapporto tra politica, istituzioni e banca da sempre distorto. L’arrivo ai vertici di Mps di Alessandro Profumo, banchiere notoriamente allergico ai compromessi politici, ha fatto solo da detonatore di una situazione patologica nei rapporti banca-politica. Quel che è certo è a Siena è finita un’epoca e che il Monte dei Paschi non sarà più la grande mamma della provincia alla quale – con le erogazioni della Fondazione che controllava la banca – garantiva un incremento del Pil molto rilevante oltre a posti di lavoro in banca, sussidi all’università e ai club sportivi e quant’altro. La crisi finanziaria e il crollo dei profitti di Mps, complice anche la controversa acquisizione di Antonveneta a prezzi molto elevati ma soprattutto alla vigilia dell’imprevedibile tracollo dei mercati, hanno azzerato le risorse che la Fondazione poteva incamerare e distribuire. Una gestione a dir poco discutibile della Fondazione stessa, che per difendere la propria quota di controllo nella banca non ha esitato a straindebitarsi, ha fatto il resto. Senza dimenticare lo scossone che alla banca, alla politica e alla città ha dato l’indagine della Procura su Mps e Fondazione con perquisizioni a tappeto ed esiti ancora indecifrabili.

Fortunatamente ai vertici di Mps ci sono ora due banchieri del calibro di Profumo e Viola ed è a loro che spetta disegnare il futuro della banca. Il passato non ritornerà ma se i due manager saranno lasciati liberi di operare secondo le regole del mercato e senza guardare in faccia a nessuno anche la città ne trarrà benefici ma prima di tutti saranno gli azionisti e tutti gli stakeholder della banca a raccoglierne i frutti.

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