Il treno è ancora lì, ma di questo passo salirci diventerà quasi impossibile. Complice la sconfitta della Lazio, l’Inter continua a vedere la zona Champions, ma questo non basta ad addolcire una domenica amara come non mai. La sconfitta di Siena è una batosta da cui sarà difficile riprendersi; per il gioco espresso, per gli uomini, ma soprattutto per il modo in cui è avvenuta. Il carattere, vero e proprio marchio di fabbrica dei primi tempi di Stramaccioni, è sparito e non certo da ieri. Ecco perché la sconfitta preoccupa: non si tratta di un episodio isolato, ma dell’apice di un periodo lungo e deludente. La vittoria di Torino (3 novembre 2012) sembrava essere il punto di partenza di un ciclo di vittorie, invece si è trasformata nell’inizio della fine.
Da lì in poi 6 trasferte e 5 sconfitte, un ruolino di marcia terribile, più da retrocessione che da Champions League. “Dobbiamo ritrovare l’Inter che è arrivata a un punto dalla capolista, che aveva e che ha le ambizioni di tornare in Champions – ha spiegato Stramaccioni a denti stretti. – Siamo sempre gli stessi, ma in questi momenti secondo me dobbiamo ricompattarci. Siamo a 3 punti dalla Champions, la rosa è competitiva e dobbiamo provarci”. Giocando come ieri però non si va da nessuna parte. Sull’ostico campo di Siena Strama conferma il 3-4-1-2 d’ordinanza, con due importanti novità: Kuzmanovic e Schelotto dal primo minuto. Ma se il primo risponde presente (o perlomeno non combina danni particolari), il secondo gioca in modo disastroso. Chiedere a Rubin, che dopo 21 minuti trova una prateria dalle sue parti, mette in mezzo per Emeghala che, in leggero fuorigioco, insacca alle spalle di Handanovic.
L’Inter reagisce subito e un minuto dopo trova il pareggio con Cassano: il suo, più che un tiro, sembra un cross ma la difesa del Siena va in confusione e la palla entra in porta. Reazione d’orgoglio o semplice episodio? La risposta arriva 5 minuti dopo e, purtroppo per l’Inter, non è positiva. L’azione parte dalla sinistra (la destra nerazzurra, zona Schelotto insomma) e si concretizza con uno splendido destro di Sestu, che s’infila sotto l’incrocio come ai tempi del miglior Del Piero. Prima dell’intervallo c’è ancora tempo per un episodio da moviola: Belmonte entra su Cassano, ma Doveri (sbagliando) non fischia nulla.
Le polemiche però si spengono ad inizio ripresa, quando, nonostante i cambi di uomini (Kovacic per Schelotto) e di modulo (difesa a 4), l’Inter non migliora affatto. Il Siena ha ancora più spazi e chiude il match con l’ennesimo contropiede firmato Emeghara. Il nigeriano brucia Chivu sullo scatto e lo “costringe” al fallo da ultimo uomo: rigore ed espulsione. Rosina firma dunque il 3-1, e la luce nerazzurra si spegne definitivamente.
“E’ una brutta sconfitta, non mi è mai piaciuto trovare alibi nemmeno nel momento più difficile – ha ribadito Stramaccioni. – La sconfitta fa male e ci fa rabbia, ma il campionato resta equilibrato e noi siamo ancora lì. Ci metto la faccia, ma sono certo che possiamo riuscire a centrare l’obiettivo”. Sarà, ma urge una svolta, anche perché il calendario è a dir poco terribile. Dopo il Chievo, ci sarà la trasferta di Firenze, poi il derby, infine Catania, il tutto condito con l’Europa League. Non esattamente il massimo per ritrovarsi.