Conti in chiaroscuro per il colosso industriale Siemens che nel terzo trimestre del suo anno fiscale ha registrato una perdita netta pari a 1,5 miliardi di euro dovuta principalmente a una svalutazione della contabilità a fronte di ricavi in aumento a 17,87 miliardi.
La svalutazione di Siemens Energy, controllata divenuta indipendente ma di cui il gruppo tedesco detiene ancora il 35%, per profit warning e caduta in Borsa, ha pesato sul risultato per 2,7 miliardi di euro, mentre le vendite sono aumentate dell’11% in un anno, a 17,9 miliardi.
Ricordiamo infatti che 2 giorni fa Siemens Energy ha abbassato le stime per l’intero esercizio 2021/2022. Nel trimestre, la società ha registrato ricavi in calo del 4,7% a 7,3 miliardi di euro a fronte di un balzo del 60% degli ordini, saliti a quota 9,8 miliardi di euro, portando il portafoglio globale alla cifra record di 93,4 miliardi, tanto che Bruch ha parlato di “fortissima acquisizione di ordini, tutti nel settore della transizione energetica”.
Tornando a Siemens, l’azienda tedesca ha raddoppiato le svalutazioni relative alla sua uscita dalla Russia, portandole a quota 1,2 miliardi di euro. Una realtà che ha avuto un impatto sulla previsione dell’utile per azione: Siemens ora lo vede tra 5,33 e 5,73 euro nel 2021/22 invece di 8,70 e 9,10 euro della precedente stima. La società ha invece mantenuto le sue prospettive di crescita dei ricavi e prevede ordini robusti da tutti i mercati anche per i prossimi mesi. Una stima – si legge nella nota di Siemens – che aiuterà la società a combattere l’inflazione crescente e i problemi della catena di approvvigionamento che stanno pesando sui rendimenti.
Dopo la pubblicazione dei conti, sulla Borsa di Francoforte, il titolo Siemens cede l’1,8% del proprio valore, scendendo a quota 107,4 euro per azione. Da inizio anno le azioni cedono quasi il 30% del proprio valore, sottoperformando lo Stoxx 600, che da gennaio perde il 9%.