L’industria siderurgica italiana compie un passo avanti verso la decarbonizzazione. Invitalia fa spere in un comunicato di aver dato vita a Dri d’Italia, una società per azioni il cui obiettivo è realizzare i primi impianti in Italia per la produzione di “preridotto”, una materia prima costituita da almeno un 85% di ferro metallico che serve ad alimentare i forni elettrici per ridurre la produzione di acciaio a ciclo integrato con il carbon-coke.
Dri d’Italia, controllata al 100% da Invitalia, grazie a fondi assegnati dal ministero dell’Economica ha un capitale sociale iniziale da 35 milioni di euro che “potrà essere incrementato, anche in più soluzioni, in relazione all’evoluzione dello stato di avanzamento delle analisi di fattibilità, fino a un limite massimo di 70 milioni”, si legge nel comunicato.
Siderurgia: il “preridotto” al centro della decarbonizzazione europea
La costituzione di DRI d’Italia, prosegue la nota, è “un passo decisivo per rilanciare e riconvertire, in chiave green, il settore italiano della siderurgia, in coerenza con la strategia, governata dalla Commissione europea, di garantire all’Europa zero emissioni entro il 2050”.
Anche Svezia, Germania e Francia – i Paesi europei che guidano la transizione verso la decarbonizzazione dell’acciaio – stanno progettando la creazione di impianti per la produzione di preridotto
Nel dettaglio, Dri d’Italia si occuperà inizialmente di realizzare studi di fattibilità sotto il profilo industriale, ambientale, economico e finanziario per la progettazione, la realizzazione e la gestione di impianti di produzione di preridotto.
Il consiglio di amministrazione, che si è riunito per la prima volta il 14 febbraio, è composto da Franco Bernabè (Presidente), Stefano Cao (amministratore delegato), da Ernesto Somma, Tiziana de Luca e Paola Bologna.