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Siderurgia italiana: sfide globali e strategie per un futuro sostenibile e competitivo. Lo studio Cdp

Foto di Peter H da Pixabay

L‘industria siderurgica italiana ha storicamente ricoperto un ruolo significativo nell’ambito europeo e internazionale, emergendo come uno dei principali produttori di acciaio del continente fin dal dopoguerra. Con una forte base tecnologica e una competitività consolidata sui mercati globali, il settore ha raggiunto traguardi rilevanti, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale. Tuttavia, oggi si trova ad affrontare nuove sfide, accelerate dai cambiamenti geopolitici e dalle ambiziose politiche europee per la transizione energetica. Questi temi sono al centro del nuovo studio curato dalla Direzione Strategie Settoriali e Impatto di Cdp, dal titolo “La siderurgia italiana tra sfide nazionali ed europee: quali prospettive di sviluppo?”, che analizza a fondo l’assetto del settore siderurgico italiano, esplorando potenzialità, difficoltà e soluzioni per un futuro competitivo e sostenibile.

La situazione attuale: tra punti di forza e criticità

L’Italia è la seconda potenza siderurgica d’Europa, subito dopo la Germania, e si trova all’undicesimo posto a livello globale. Una delle caratteristiche distintive della produzione italiana è l’impiego di forni elettrici, che utilizzano principalmente rottami di ferro. Oltre l’85% della produzione nazionale deriva da questa fonte, riducendo così l’impatto ambientale del settore e rendendo l’Italia un esempio di sostenibilità nella siderurgia.

Sul piano della domanda, l’Italia riveste un ruolo importante, essendo il secondo consumatore di acciaio in Europa, con settori strategici come edilizia, automotive, energia e macchinari industriali che alimentano la richiesta. Inoltre, l’Italia si distingue per l’efficienza nel riciclo: è prima in Europa per il recupero di rottame ferroso e tra i principali produttori mondiali con la più bassa intensità di emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio prodotto.

Nonostante questi punti di forza, l’industria siderurgica italiana deve fare i conti con alcune criticità. La principale, secondo lo studio della società di via Goito, è la crisi del ciclo integrale (la produzione di acciaio da minerale di ferro), legata al calo delle attività di Acciaierie d’Italia a Taranto, il principale produttore nazionale di laminati piani. Questa contrazione ha determinato una riduzione della produzione di laminati piani, cruciali per settori come la meccanica, i mezzi di trasporto e gli elettrodomestici. L’insufficienza della produzione in altri impianti a forno elettrico non è riuscita a compensare i volumi e le specifiche necessarie. Inoltre, il settore soffre della carenza di rottame ferroso, la cui domanda crescerà significativamente nei prossimi anni in Europa, e dei costi energetici più elevati rispetto ai principali concorrenti internazionali. Questi fattori costituiscono ostacoli non facili da superare, ma che non precludono del tutto il futuro.

Le sfide internazionali e le opportunità future per la siderurgia italiana

A livello europeo, il settore si trova a fronteggiare anche la sovracapacità produttiva globale, in gran parte determinata dai colossi siderurgici cinesi e indiani, e le politiche protezionistiche degli Stati Uniti, introdotte nel 2018, che penalizzano le industrie europee. Questi fenomeni sono tra le cause del sottoutilizzo degli impianti europei e del calo della profittabilità. Inoltre, l’introduzione di politiche climatiche Ue, come il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam) e la riforma dell’Emission Trading System (Ets), potrebbe aumentare i costi per la filiera.

Tuttavia, non tutto è perduto: l’Italia ha ancora numerose opportunità per rilanciare l’industria siderurgica, a patto di adottare una strategia chiara e mirata. In primo luogo, è fondamentale accelerare il piano di ripartenza dello stabilimento di Acciaierie d’Italia a Taranto, un presidio strategico per l’industria nazionale, grazie alla sua tecnologia, ai volumi e alla tipologia di prodotto. Inoltre, è necessario valutare piani di rilancio per i poli siderurgici in altre aree del Paese, dotandoli di impianti all’avanguardia. Tuttavia, è importante prevenire gli effetti collaterali di questi interventi, che potrebbero creare spiazzamenti competitivi con impianti già operativi nella produzione degli stessi prodotti, ma non beneficiari di contributi pubblici. Un aumento della capacità produttiva potrebbe inoltre destabilizzare ulteriormente il mercato del rottame, già teso a causa della crescente domanda.

Le soluzioni di Cdp

Secondo lo studio di Cdp, una delle soluzioni per rilanciare il settore siderurgico italiano passa per il rafforzamento delle politiche industriali e commerciali, attraverso una cooperazione tra la Ue e gli Stati Uniti per affrontare la sovracapacità globale e promuovere l’adozione di standard ambientali più elevati, proteggendo la competitività europea. Altro aspetto cruciale sarà il rafforzamento della capacità produttiva nazionale, modernizzando i principali impianti siderurgici e scongiurando rischi di destabilizzazione del mercato.

Inoltre, la transizione ecologica e digitale rappresenta una grande opportunità per il settore. Misure come l’efficienza energetica, l’utilizzo di tecnologie alternative (come l’idrogeno verde) e l’introduzione di soluzioni digitali, dalla sensoristica avanzata all’intelligenza artificiale e ai digital twin, sono essenziali per garantire la competitività dell’industria siderurgica italiana.

Infine, un ulteriore passo in avanti potrebbe derivare dal Global Arrangement on Sustainable Steel and Aluminum (Gassa), un accordo in fase di trattativa che potrebbe risolvere le tensioni commerciali internazionali, in particolare quelle con gli Stati Uniti, e stabilire un approccio comune per l’evoluzione dell’industria siderurgica globale.

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Categories: Economia e Imprese