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Sicilia, il treno (non) fischia: la desolante realtà delle ferrovie dell’isola secondo i dati dell’Osservatorio Cpi

In Sicilia, la velocità dei treni è del 40% inferiore rispetto a quella delle altre regioni, la rete è poco sviluppata e le corse sono meno frequenti. Viaggiare dopo le 18? Quasi impossibile. Il Ponte sullo Stretto è davvero la soluzione giusta?

Sicilia, il treno (non) fischia: la desolante realtà delle ferrovie dell’isola secondo i dati dell’Osservatorio Cpi

Il Ponte sullo Stretto per colmare il divario Nord-Sud: è uno degli slogan più utilizzati per avallare la costruzione della costosissima infrastruttura (14,6 miliardi) dagli stessi rappresentanti politici che nel frattempo hanno approvato l’autonomia differenziata.

Il Ponte viene considerato un’opera strategica per dare impulso alla Sicilia. “Per lo sviluppo di un’area, anche la rete di trasporti locali è però importante, e lo stato della rete ferroviaria locale in Sicilia è molto debole”, sottolinea l’Osservatorio Cpi in un articolo scritto da Carlo Cottarelli e Leoluca Virgadamo che citano anche due esempi: da un lato i lavori di raddoppio della tratta Palermo-Messina si prolungano da tempo; dall’altro la manutenzione della Palermo-Trapani, passante per Milo, interrotta dal 2013 per una frana, obbliga qualsiasi collegamento con Trapani a procedere passando per Castelvetrano, più che raddoppiando le distanze da percorrere.

All’interno dell’articolo, gli autori analizzano la debolezza dei trasporti locali siciliani, paragonandoli a quelli delle altre regioni d’Italia, calcolando quella che definiscono “velocità di percorrenza effettiva” (VPE), ottenuta come rapporto tra il tempo necessario per raggiungere la destinazione e la distanza spaziale tra i capoluoghi di provincia della Sicilia, della Toscana e del Piemonte. “La VPE dipende da tre fattori: (i) dalla velocità di servizio dei treni sulla tratta; (ii) dai tempi di attesa in caso di cambiamento tra un treno e l’altro; (iii) dalla distanza da percorrere rispetto alla distanza in linea d’aria (che riflette quanto è “complicato” connettere il punto di partenza e quello di arrivo rispetto a un percorso lineare). La bassa VPE in Sicilia rispetto alle altre regioni considerate riflette una peggiore situazione rispetto a tutti questi fattori”, si legge nel testo.

La rete ferroviaria siciliana

1.370 km di ferrovia, l’8% della rete nazionale. Di questi 1.370 km, solo 223 (il 16%) sono a doppio binario, contro il 46% della rete nazionale. Riguardo al tipo di alimentazione, il 42 per cento delle tratte regionali è alimentato a diesel, contro il 28 per cento delle tratte nazional”, sottolinea l’Osservatorio.

I treni siciliani sembrano essere in linea con quelli nazionali in termini di puntualità: nella media nazionale i treni regionali con un ritardo inferiore ai cinque minuti sono stati, nel 2022, il 94,4 percento in Sicilia, secondo quanto riportato sul sito web della regione, nel 2023 il 95,5 per cento dei treni è stato puntuale. Una nota di colore in un panorama a tinte fosche che però sbiadisce considerando due fattori: il primo è che la regione non riportata la soglia di riferimento per il calcolo della puntualità. Il secondo sono i tempi di percorrenza, molto superiori rispetto a quelli delle altre regioni.

L’Osservatorio Cpi sottolinea innanzitutto, come dopo le 18 in Sicilia viaggiare sia quasi impossibile, un fattore indicativo della debolezza della rete siciliana. Poi mostra la  “velocità di percorrenza effettiva” (VPE) sulle tratte tra i capoluoghi di provincia, confrontandole con quelle di Toscana e Piemonte in due fasce orarie di riferimento (8-9, 14-15). Ebbene “la differenza di velocità negli spostamenti è evidente: andare da una città all’altra in Sicilia implica lo spostarsi, in media, a 26 km/h – 28 km/h. Rispetto alle altre regioni, la velocità è più bassa quasi del 40 per cento (la VPE è infatti simile in Piemonte e Toscana)”.

Tra le tratte con le velocità più lente, e quindi i tempi di viaggio più elevati, vengono citati i collegamenti da e verso Trapani, che richiedono un tempo di viaggio di un minimo di quattro ore e i collegamenti con Ragusa che richiedono un tempo di percorrenza minimo di cinque ore, a eccezione della tratta Ragusa-Siracusa, dove il viaggio dura due ore per coprire però una distanza di soli 52 km.

“È vero che i treni in Sicilia collegano città più lontane tra loro, e questo rende in certi casi più complesso l’itinerario che deve essere seguito, ma se la rete ferroviaria fosse adeguatamente disegnata e servita il problema della lontananza tra città non influirebbe sulla VPE”, evidenziano gli autori.

Le cause della bassa velocità siciliana

“La complessità del percorso non è la sola causa della bassa VPE. Le cause sono infatti da ricercare in prestazioni peggiori per tutte e tre le determinanti della VPE”, osservano gli esperti. Quali sono queste determinanti? La velocità sui binari dei treni, 10 km/h inferiore meno rispetto a quelli piemontesi e a 7 km/h in meno rispetto a quelli toscani; il basso sviluppo della rete ferroviaria siciliana che costringe a itinerari più lunghi (53 metri di ferrovia per chilometro quadrato di territorio, contro 64 e 75 metri per chilometro quadrato di territorio rispettivamente per Toscana e Piemonte, e va ancora peggio sul doppio binario); la minor frequenza dei treni: “il numero medio di treni per viaggiare verso i capoluoghi di interesse nella fascia oraria dalle 8:00 alle 9:00 è inferiore a 1 per la Sicilia, contro valori di 1,3 in Piemonte e 2,7 in Toscana. Simili differenze esistono per la fascia oraria dalle 14:00 alle 15:00”, spiega l’Osservatorio Cpi.

Le prospettive delle ferrovie siciliane

Oltre a costruire il ponte sullo Stretto, sono investimenti per rafforzare la rete di trasporto pubblico locale, anche con finanziamenti del PNRR, rassicura il Governo. 

“I progetti in corso, che dovrebbero essere completati entro il 2027, sono quattordici”, sottolinea l’articolo. “Così come riportati da RFI, i lavori programmati sembrerebbero porsi obiettivi modesti, in alcuni casi volti al ripristino e al normale servizio di linee interrotte da anni. Il quadro sembrerebbe lontano dalle prospettive di una linea a velocità adeguata estesa alla regione. Tra l’altro, per nessuna tratta sono programmati collegamenti ad alta velocità”, afferma l’Osservatorio Cpi. 

“Il proposito che nel piano commerciale di Ferrovie dello Stato si avvicina di più a una tratta veloce, da realizzare in data da destinarsi e comunque non prima del 2027, è una riduzione di 60 minuti dei tempi di percorrenza tra Palermo e Catania. Quindi un aumento della velocità media sulla tratta a circa 100 km/h, con punte di velocità lungo il percorso di 200 km/h o (secondo la pagina web) di 250 km/h, e comunque soltanto nei pochi tratti raddoppiati”, conclude l’articolo.

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