Il grave tema della siccità potrebbe trovare una soluzione tramite processi di desalinizzazione (il processo attraverso il quale viene resa potabile l’acqua di mare), già adottati in molti Paesi, con costi molto contenuti e con sistemi che possono utilizzare anche fonti rinnovabili. Invece in Italia emergono inciampi in quadri normativi sfavorevoli e aggravi negli iter autorizzativi.
Il tema viene evidenziato da Althesys (società indipendente di consulenza in ambito ambientale, con il think tank Water Strategy) e Acciona con lo studio “La desalinizzazione, una risposta alla crisi idrica”, in cui si fa il punto sullo stato dell’arte nel mondo e sulle reali opportunità di questo tipo di soluzione. Intanto Webuild, la multinazionale italiana delle grandi opere, presenterà a breve a a governo e istituzioni un progetto con soluzioni concrete da realizzare nel breve termine.
“La dissalazione costituisce oggi una risposta reale e attuabile in tempi brevi all’emergenza idrica – spiega l’economista Alessandro Marangoni -. Si tratta di una tecnologia industrialmente matura, economicamente competitiva e sostenibile grazie alla ricerca e alla complementarità con le energie rinnovabili”.
Desalinizzazione: serve quadro normativo adeguato
Il Governo è impegnato in questi giorni ad intervenire sulla grave siccità che sta colpendo l’Italia, puntando prevalentemente su misure di water saving e di efficientamento delle infrastrutture idriche. Esistono di fatto tecnologie già consolidate, in grado di “produrre” nuova acqua e mitigare così la sete dei territori. Tra queste una delle più affermate è proprio la desalinizzazione.
“È uno strumento che, però, non sembra godere dei favori dell’esecutivo: nella recente Legge “Salvamare” non solo non viene promosso, ma sembra addirittura essere penalizzato da un aggravio dell’iter autorizzativo“, sostiene lo studio di Althesys.
“Nonostante le ragioni economiche e ambientali che la sostengono, questa soluzione viene invece frenata da un quadro normativo e socio-politico sfavorevole. Per svilupparla è pertanto necessaria una maggior attenzione da parte delle istituzioni e degli enti locali sul fronte infrastrutturale e un quadro normativo adeguato” aggiunge Marangoni.
In arrivo la proposta di Webuild per un intervento immediato
Webuild, tra i leader mondiali delle infrastrutture nel settore acqua, a breve presenterà una proposta alle autorità per cercare di risolvere anche in Italia il problema della siccità.
“Vogliamo promuovere un progetto integrato che permetta al Paese di risolvere questo problema endemico che sta peggiorando sempre più”, ha detto l’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini, aggiungendo che la controllata Fisia “ha già realizzato la maggior parte degli impianti di dissalazione nel Medio Oriente, rendendo possibile la vita in città strappate al deserto come Abu Dhabi o in città ad alto consumo di acqua come Dubai”.
“La carenza idrica in Italia è un fenomeno storico e non solo momentaneo legato al cambiamento climatico“, osserva ancora Salini. “È necessario un intervento immediato e strutturale per risolvere una volta per tutte lo stato di profonda crisi idrica del Paese, approfittando del momentum positivo per la realizzazione di infrastrutture e dell’esperienza di soggetti istituzionali ed imprenditoriali, che insieme si possono mettere a disposizione del Paese e degli italiani per fornire soluzioni al problema, anche facendo ricorso a risorse del PNRR”.
Le opportunità e i costi della desalinizzazione
Gli impianti di desalinizzazioni hanno beneficiato negli ultimi anni di un notevole perfezionamento dei processi e lo sviluppo dei materiali che hanno permesso la diminuzione dei costi.
Già nel 2019 il costo di un impianto (tra investimento, gestione ed energia elettrica) era sceso per la prima volta sotto i 3 dollari, al metro cubo, ma poi nel 2020 ha visto un nuovo minimo storico a 1,5 dollari al metro cubo, dice Althesys.
Dal punto di vista energetico inoltre la desalinizzazione può offrire sinergie con le rinnovabili: le zone aride, dove i dissalatori sono più usati, sono anche quelle con il maggior irraggiamento solare e quindi più adatte all’adozione di impianti fotovoltaici. L’unione tra impianti di dissalazione, generazione solare, eolica, CSP e termoelettrica permette di limitare le emissioni, ridurre i costi energetici e la loro volatilità legata ai combustibili.
La corsa nel mondo e in Europa
La desalinizzazione ha conosciuto nell’ultimo mezzo secolo una forte crescita, con un tasso medio dell’8% annuo. Al 2020, la desalinizzazione è impiegata in 183 Paesi. Quasi la metà della capacità totale (47,5%) è installata nei Paesi del Medio Oriente, dice lo studio di Althesys.
Globalmente sono operativi circa 16.000 impianti, per una capacità totale di oltre 78 milioni di metri cubi al giorno.
In Europa, sono soprattutto i Paesi mediterranei quelli interessati a questo processo, che infatti ha visto un notevole sviluppo soprattutto in Spagna, dove al 2021 risultano installati circa 765 impianti. Tra questi, anche installazioni di grande taglia al servizio di aree urbane importanti, come nel caso di Barcellona.
Il PNRR potrebbe essere l’occasione d’oro
L’Italia presenta caratteristiche ideali per lo sviluppo della desalinizzazione, osserva lo studio. Da una parte esistono molte aree soggette a scarsità cronica di acqua, dall’altra in Italia la linea costiera è tra le più ampie al mondo: eppure la desalinizzazione conta solo per lo 0,1% dei prelievi idrici complessivi.
Non solo: nelle isole la desalinizzazione in situ è anche più conveniente del trasporto. Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta infatti sui 2-3 euro/m3, mentre il prezzo di un metro cubo di acqua trasportata via nave si aggira su livelli molto più alti, circa 13-14 euro. Molte isole stanno iniziando a dotarsene.
Anche in questo settore il PNRR potrebbe essere l’occasione d’oro: il piano infatti individua quattro voci di investimenti con lo scopo di “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo” per risorse totali di 4,38 miliardi di euro, circa 51% nel Mezzogiorno (Missione 2 Componente 4), delle quali poco meno della metà sono dedicate ad “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”.
“Con il 97% dell’acqua disponibile sulla Terra di origine marina, la desalinizzazione può giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla siccità. Una tecnologia di questo tipo, dato il susseguirsi di fenomeni estremi di calura nei periodi estivi, dovrebbe essere presa in considerazione e sostenuta tra le soluzioni necessarie ad incrementare le riserve idriche potenziali”, conclude Althesys.