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Siccità: niente di nuovo, l’Italia resta in emergenza. A rischio 12 Regioni per mancanza di impianti

La siccità, tra i mali storici dell’Italia, si fa sentire in quasi tutte le Regioni. Un Libro Bianco presenta la fotografia angosciante su un bene essenziale

Siccità: niente di nuovo, l’Italia resta in emergenza. A rischio 12 Regioni per mancanza di impianti

Il rituale è il solito, purtroppo. L’Italia affronta l’ennesima estate senza acqua. Scene viste e riviste con un copyright politico di destra, sinistra, centro, di tecnici e di chi più se ne ricorda. Dodici Regioni sono ad alto stress idrico e non è finita, dice l’ European House – Ambrosetti. “La situazione in Italia – spiega il Ceo Valerio De Molli – richiede un’azione immediata e concertata. È necessario un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini per promuovere pratiche di gestione sostenibile e investire in tecnologie innovative”. Il manager non cita il ministro Matteo Salvini, ma ancora una volta ci ricorda che i guai si possono risolvere modernizzando e rendendo più efficienti le infrastrutture. L’unico sistema per combattere l’angoscia di milioni di persone.

Estate lunga e rischiosa

La politica ha studiato il fenomeno, da venti anni, almeno, stanzia risorse per dissetare il paese ma non presenta buoni risultati. Abbiamo letto studi interessanti sui soldi da spendere e le mirabilia di società di società di gestione. Padre Alex Zanotelli la settimana scorsa a Napoli si è incatenato a un albero per ribadire che l’acqua è un “bene che deve essere sottratto al mercato e alle logiche di profitto”. Ricordi del referendum del 2011. Il Governo a sua volta ha impugnato la legge della Puglia che trasferisce ai Comuni il 20% delle azioni dell’Acquedotto Pugliese. In un tale subbuglio la Community Valore Acqua per l’Italia con lo studio Ambrosetti ha scattato la fotografia aggiornata della situazione. Nel 2022 il 51,5% delle risorse idriche rinnovabili sono andate perse e poiché al peggio (estivo) non c’è mai fine Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Marche sono ora in codice verde. En passant ricordiamo che il Pnrr ha previsto più di 4 miliardi di euro da spendere per l’emergenza idrica.

Nel 2023, temperature in crescita ed effetti dell’azione dell’uomo, hanno generato pressioni indicibili sulla risorsa idrica, scrivono gli esperti, sicché in Europa l’Italia è quarta per deficit idrico.  Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia sono le Regioni più esposte in assoluto, poi vengono Campania, Lazio, Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo. Allarmismi o meno, si tengano pronte taniche e serbatoi almeno fino ai primi giorni di autunno mentre stanno già soffrendo agricoltura ed energia idroelettrica.

Agricoltura e idroelettrico in sofferenza

Tra i dati del Libro Bianco della Community sappiamo che la produzione di miele si è ridotta del 70%, quella di pere e ciliegie di oltre il 60%. Sono numeri indicativi perché c’è tanto altro che non va bene e i sistemi di irrigazione sono semiparalizzati. Dalle campagne all’energia l’emergenza cresce. La mancanza d’acqua non fa girare le turbine per la produzione di energia elettrica. L’idroelettrico è determinante tra le fonti pulite, ma le dighe e gli invasi sono dimezzati.

Il 2022 è stato l’anno nero con precipitazioni diminuite e il manto nevoso irriconoscibile. Ne paghiamo ancora le conseguenze. È piovuto di meno in tutta Europa ma l’Italia è la Cenerentola delle infrastrutture, incapace di aggiustare le condotte, in ritardo sugli impianti, chiacchierona sulla spesa pubblica.

La quantità di acqua persa nel 2022 – rileva il Libro Bianco – è pari a quella necessaria per irrigare 640 mila ettari di terreno. Riprendiamo il giudizio di De Molli per dire che per avere qualche speranza di miglioramento si può ottimizzare la raccolta e lo stoccaggio attivando il 20% dei volumi d’acqua sfruttabili già presenti nelle grandi dighe. “Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante, che deve essere portato avanti anche dai cittadini, potremo garantire la sicurezza idrica del nostro Paese e la prosperità delle future generazioni” concludono quelli della Community. Ma forse è il caso di portare il Libro Bianco al ministro Salvini.

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