Si è spento oggi, dopo una lunga malattia, Marco Pannella. Con lui se ne va un pezzo della nostra storia: aveva 86 anni e da più di sessanta rappresentava un punto di riferimento nel mondo della politica italiana, all’interno del quale era una figura unica e immediatamente riconoscibile, istintivamente diversa.
Pannella fu uno dei fondatori del Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali, nel 1955, e da allora è stato il padre carismatico di un movimento che si è sempre riconosciuto nella sua figura. Una figura a cui, oggi e nei giorni scorsi, l’intero mondo della nostra politica ha reso omaggio.
Pannella era un uomo, proprio come i suoi lunghi discorsi, impossibile da sintetizzare. Radicale (il Radicale per antonomasia, nella scena italiana), socialista, liberale, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista e non violento. Un mare di etichette chiamate ad un compito impossibile: cercare di ridurre ad una categoria che rendesse comprensibile (o computabile) una personalità di quelle che si definirebbero, aldilà della pozza chiamata Atlantico, “bigger than life”.
Un uomo impossibile da catalogare anche per alcune controversie, per quello spettro politico attraversato con leggerezza (forse troppa), da parte a parte, con quel pizzico di ambiguità a ombreggiare la coerenza di fondo di un uomo che ha usato la sua posizione, insieme al suo corpo e alla sua immagine, per affrontare centinaia di battaglie civili che hanno contribuito a cambiare la faccia del nostro Paese, da quella per il divorzio a quella per l’aborto, passando per la legalizzazione delle droghe leggere e l’amnistia, per la quale nel 2011, all’età di 81 anni, affrontò uno sciopero della fame durato tre mesi.
E proprio i tanti scioperi della fame rappresentavano uno dei segni dell’unicità di Pannella, ed uno motivi della sua notorietà, soprattutto tra i più giovani. Quel corpo che oggi lo lascia è stato, forse, il primo corpo entrato di prepotenza, con tutto il suo peso, sulla scena della politica italiana. Un corpo strumento e un corpo arma non violenta, che ha combattuto e vinto tante battaglie e, come ogni altro corpo, alla fine ha perso la sua guerra. Con l’onore delle armi.