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Si chiama Eureka e l’ha fatto Roland Berger: è il nuovo piano contro il default della Grecia

Eureka, c’è un piano che s’aggira per l’Europa e che può battere la sindrome della sconfitta ed evitare il default greco e il rischio di contagio. Nelle scorse settimane la società tedesca Roland Berger Strategy Consultants, con base a Francoforte, ha elaborato il progetto “Eureka” (Fondo per il recupero ellenico), che nell’idea dei propositori potrebbe offrire una soluzione vantaggiosa sia per la Grecia che per l’Europa. Il progetto non è stato svelato nei dettagli, ma una descrizione di massima ne è circolata su alcuni media internazionali, secondo i quali Eureka verrebbe preso seriamente in considerazione nelle discussioni al massimo livello europeo.

Il progetto parte dall’osservazione che la crisi di solvibilità greca – in congiunzione con gli attacchi speculativi su vari altri paesi dell’Eurozona – ha creato profonde tensioni per le politiche fiscali e monetarie in Europa. In questa difficile situazione, argomentano gli estensori, l’Eurozona può salvaguardare la propria integrità solo ristabilendo la solidità (con capacità di risparmio nei paesi periferici) accompagnata da scelte di solidarietà (disponibilità ad accollarsi un onere congiunto) e da forme di creatività (comprendendo il funzionamento dei marcati finanziari e giocando secondo le loro regole).

Il piano si articolerebbe in varie mosse. La prima consisterebbe nell’assemblare attività greche per oltre 100 miliardi di euro in un Fondo centrale. Tali attività sarebbero immediatamente vendute “a fermo” e alla pari alle istituzioni UE. Quindi, il governo ellenico userebbe il ricavato per riacquistare propri titoli oggi in mano alla BCE e al fondo slava-stati (EFSF). Ciò abbatterebbe il rapporto debito/PIL greco da quasi il 150 al di sotto del 100% annullando l’esposizione al rischio greco per la BCE e per i contribuenti fiscali. Parallelamente, l’UE investirebbe una somma pari a circa 1/6 del valore del Fondo centrale per ristrutturare le attività acquistate e massimizzarne il valore di privatizzazione. L’attuazione di tale programma di ristrutturazione comporterebbe uno stimolo assai significativo (probabilmente tra il 5 e il 10% del PIL) per l’economia ellenica riportandola dall’attuale contrazione a una fase di espansione e generando corposi introiti fiscali per le esangui casse di Atene. Comportando un miglioramento dei rating e una riduzione degli spread, ciò potrebbe quasi dimezzare l’onere da interessi fronteggiato dal governo greco. A loro volta, gli accresciuti introiti fiscali e il ridotto onere da interessi permetterebbero allo stato ellenico di imbarcarsi in un profilo di graduali rimborsi annuali in modo da riportare il proprio rapporto debito/PIL al di sotto del 50% nel giro di quindici anni.

Insomma, se questo piano venisse approvato, a giudizio degli ideatori, la crisi di default greca sarebbe risolta. In più, il crollo negli spread sui CDS inferirebbe serie perdite agli speculatori che ne sarebbero debilitati e scoraggiati ad attaccare gli altri paesi europei periferici. Inoltre, la realizzazione delle privatizzazioni a prezzi non stracciati ne assicurerebbe l’effettivo compimento e, una volta concretizzate, ridurrebbe la corruzione e sosterrebbe gli investimenti e la crescita. Infine, dall’attuazione del piano deriverebbero enormi guadagni in conto capitale per le banche elleniche, le quali tornerebbero in condizione di solvibilità, ridurrebbero fin quasi ad annullarlo il rischio da collaterali della BCE e ristabilirebbero l’offerta di credito superando l’attuale fase di credit crunch.

Pur non conoscendo tutti i dettagli dell’operazione proposta, il piano sembra veramente geniale ed è proprio per questo che viene chiamato “ho scoperto” (dal greco ?????a), la famosa esclamazione che avrebbe fatto Archimede quando, secondo la tradizione, scoprì uno dei suoi principi fisici più famosi (cioè che si poteva calcolare il volume di un corpo di forma irregolare misurando il volume dell’acqua che veniva spostata quando il corpo veniva immerso). Pare proprio trattarsi di un’ingegnosa innovazione finanziaria e di politica economica che potrebbe davvero ridare la bussola ai mercati e salvare l’euro. Vedremo se le cancellerie che contano troveranno il coraggio di sottoscrivere o preferiranno perseverare nelle tergiversazioni che, a questo punto, ci ricordano solo un personaggio comico del quale le persone educate possono menzionare solo il nome ma non dire che cosa fa, cioè il Tafazzi.

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