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Si aggravano le tensioni in Ucraina e l’Asia segue gli Usa nel calo delle quotazioni

Un regresso dello 0,7% (verso la fine della giornata) dell’indice regionale MSCI Asia Pacific ha seguito il calo dell’1% dello S&P500 a Wall Street. L’indice asiatico ha così ridotto al 12% i guadagni dal minimo toccato il 4 febbraio; gli utili delle società coperte dall’indice sono buoni: il 60% dei comunicati relativi al secondo trimestre riporta profitti superiori alle stime degli analisti.

Le ragioni della debolezza odierna stanno esclusivamente nella geopolitica, ché i dati congiunturali in America sono stati iersera positivi, con un forte aumento dell’indice PMI dei servizi (il più forte dal dicembre 2005) e la conferma di un buon progresso degli ordinativi di beni durevoli e non durevoli.

A Tokyo il Nikkei sta perdendo l’1% e la borsa cinese registra -0,6%. In campo valutario lo yuan continua a rafforzarsi, di seguito alla crescente evidenza di un rallentamento sotto controllo dell’economia cinese: nell’ultimo mese si è apprezzato contro dollaro, da 6,203 a 6,169.

L’euro si è indebolito contro dollaro, a 1,337 mentre lo yen è poco variato (102,56). L’oro è sui livelli di ieri (1290.8 $/oncia). Il petrolio WTI segna un netto calo, a 97,6 $/b.


Allegati: bloomberg

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